Cima
Valmenon 2250 m. dai Piani del Meluzzo.
Note
tecniche.
Avvicinamento:
Montereale Valcellino- Barcis- Cimolais-Val Cimoliana-Piano del Meluzzo.
Dislivello:1050
m.
Dislivello complessivo: 1080 m.
Distanza
percorsa in Km: 20 km.
Quota minima
partenza: 1150 m.
Quota
massima raggiunta: 2250 m.
Tempi di
percorrenza. 6 ore escludendo le soste.
In: Coppia.
Tipologia Escursione: Selvaggia.
Difficoltà: E.E. dalla forcella Val di Briga alla CIMA,
Segnavia: CAI 361- 360- 359-379.
Attrezzature:
Nessuna.
Croce di
vetta: No.
Libro di
vetta: Si.
Timbro di
vetta: No.
Cartografia
consigliata: Tab 021
Periodo
consigliato: luglio-ottobre.
Condizioni
del sentiero: Ben segnato e marcato.
Fonti
d’acqua: Molteplici rivoli d’acqua.
Data: 05
agosto 2017.
Il “Forestiero
Nomade”
Malfa
Relazione:
Star fermo
non è da me, sono impaziente, non vedo l’ora di sfogare l’energia che ho
accumulato nei giorni di convalescenza, e non ho un’idea chiara di dove andare
in montagna. Non potendo effettuare escursioni che richiedono l’uso di entrambe
le mani, mi viene in mente la cima del Valmenon, il monte che presto ospiterà
la prima uscita del gruppo “La montagna per spiriti liberi”. Sul web trovo la
bella relazione di Andrè Rao, la studio, mi stampo la mappa e appronto il
materiale per l’escursione. Visto il caldo degli ultimi giorni, decidiamo di
lasciare a casa Magritte, si parte con la mia signora, stavolta il
chilometraggio e il dislivello sono più del doppio dell’uscita precedente, un
bel banco di prova. Arriviamo nella Val Cimoliana, nella prima mattinata, la
pigrizia con questo caldo la fa da regina. Pagato il ticket di accesso alla Val
Cimoliana, abbandoniamo la vita terrena per farci rapire dalla magia del parco
naturale delle “dolomiti friulane”. Durante il tragitto che precede l’arrivo al
Pian del Meluzzo (quota 1150 m.), ho modo di ammirare la cresta della Cima dei
Preti, e il ricordo vola immediatamente alla bella escursione in compagnia dei
due funamboli “Federica e Loris”. Arrivati al piano sotto il rifugio Pordenone,
lasciamo l’auto, e ci approntiamo. La temperatura è mite, zaino in spalle e
sogni al seguito, si parte. Fatta la prima foto di coppia (specchiandoci in
modo irriverente dentro una cassetta con specchio), ci avviamo, in direzione nord,
seguendo le indicazioni per il bivacco Cason di Briga. Nel primo tratto del
sentiero ripercorriamo una comoda carrareccia che costeggia la casera Meluzzo, e
successivamente, camminando tra ontani e betulle raggiungiamo l’imbocco della
Val Postegae (cartelli segnaletici); dove il percorso si biforca, assumendo una
doppia numerazione. Il sentiero 362 si addentra nella valle precedentemente
citata, il nostro, numerato 361, prosegue a sinistra, incuneandosi nella Val
Meluzzo. Poco dopo il cartello incontro una coppia di giovani, leggono una
mappa, ho l‘impressione che hanno qualche problema con l’orientamento. Devono compiere
lo stesso giro nostro, li tranquillizzo, mostrando sulla mappa la traccia da
seguire. Ci salutiamo, proseguono, sono davanti a noi. Nell’incontrare giovani
in montagna, mi emoziono. Come coppia sono poco omogenei: lui moro, bassino,
lei è alta, ha pelle bianca e delicata e un aspetto anglosassone. Portano
piccoli zainetti, e tanta voglia di amare, li seguirò con lo sguardo finché non
li perderò di vista. Nel frattempo una numerosa comitiva fa un tratto di
sentiero insieme a noi, li facciamo passare; la valle pullula di amanti della
montagna, gente forestiera attratta da questo paradiso. Il sentiero, ora,
costeggia il rio Valmenon, le sue acque con lo scorrere riempiono l’ambiente
del suono celestiale, rimaniamo incantati; la mia compagna spesso si bagna il
volto, per sentirne la fresca ebrezza. Un cospicuo numero di ometti ci
accompagna lungo il tratto del sentiero che costeggia il torrente. Raggiunto un
palo con cartelli, ne leggiamo le direzioni. Dritti si procede per casera Binon
(casera Valmenon) per sentiero 361; noi proseguiamo a destra seguendo le
indicazioni per il Cason di Briga (sentiero 359). Il sentiero si fa ripido, si
inoltra dentro le conifere, guadagnando rapidamente quota. Risaliamo il pendio
boschivo con lo sguardo puntato sugli enormi contrafforti del campanile Gambet
e del Crodon Val di Briga, in lontananza i ghiaioni delle cime di Briga mi incantano,
è uno spettacolo unico. Raggiungiamo il Cason di Briga (quota 1745 m.),
attrezzato a ricovero, breve visita all’interno del locale, esso è confortevole,
ci invita in un prossimo futuro a fargli visita e pernottare. Proseguiamo
seguendo la traccia a oriente attraversando questo meraviglioso universo, tra
ruscelli zampillanti e verdi conifere. Sotto le bancate rocciose delle cime
fantoline, il sentiero si dirama (cartelli segnaletici, quota 1965 m. circa): a
destra si prosegue per la forcella dell’Inferno, a sinistra per la forcella Val
di Briga (sentiero 369). Presso i
cartelli, sedute su un enorme masso, due donzelle forestiere sono intente a
sollazzarsi, vengo raggiunto dal loro saluto: <<Hello!>>
Accompagnato da un sorriso, che presto si spegne appena sopraggiunge sul luogo
la mia consorte. Il loro volto non è più sorridente, ma distratto e severo.
Rido, sotto i baffi, penso che le povere donzelle erano ben felici di trovare
nel meraviglioso luogo, oltre agli stambecchi anche un esemplare di bipede
della specie italica, ma la mia consorte (esemplare femminile della mia stessa
specie) era pronta a matarle con i bastoncini da trekking. Proseguo verso la
forcella, commentando e ridendo, nel frattempo attraverso una lingua di ghiaia
e dopo di essa un tratto che tra zolle e rocce, che mi porta alla bella
forcella Val di Briga. Trovo il luogo affollato di escursionisti, il pulpito
panoramico è ambito. Mi fermo un attimo a conversare con un giovane
escursionista, per poi proseguire per la cima che è posta alla nostra destra.
In un primo tempo vengo ingannato da una traccia posta a meridione della
forcella, ritorniamo indietro. La traccia, quella giusta, parte alla destra
della forcella, appena la si varca; si prosegue prima per detriti, e poi per terreno
misto a zolle d’erba e ghiaie, fino a raggiungere la base di alcuni rilievi
rocciosi (seguire i numerosi ometti). Per ripido prato raggiungo l’ante cima
posta a 2235 metri, erroneamente, (sicuramente dovuto alla stanchezza) non mi
accorgo di un ometto che mi consiglia di scendere a nord della cresta; proseguo
per rocce a oriente, con passaggi arditi su roccia, per poi raggiungere la base
dell’ante cima e risalire l’ultimo tratto(inerbito) che mi porta alla vetta (2250
metri). Raggiungo per primo la cima, materializzata da un corposo ometto, e
aspetto la mia compagna, che con gioia si gode l’arrivo alla massima
elevazione. Dalla vetta ammiriamo uno dei paesaggi più straordinari delle dolomiti”
i Monfalconi” essi sono unici, e seduti, ce li godiamo. Fatta la foto di rito,
inauguriamo un nuovo libro di vetta, custodito dentro un contenitore in
plastica. Finalmente ci concediamo una pausa, per ricaricare le batterie,
assumendo cibo, e deliziandoci con minuti di pura venerazione verso il creato. Recuperate
le forze, ci prepariamo al rientro, recuperando gli zaini. Un ultimo sguardo
alla bella cima, e via. Il rientro fino alla forcella è rapido, le forze
recuperate hanno il loro effetto. Raggiunta la forcella Val di Briga, proseguiamo
per la Val di Valmenon (sentiero 369), prima tra ghiaie e successivamente percorriamo
il sentiero dentro il lariceto. Come per magia ci ritroviamo in un’ampia
distesa (Camporosso)che ci fa gridare al miracolo e piangere per l’emozione.
Commentiamo spesso tra noi, e le parole sono sempre queste: meraviglioso,
fantastico, divino, stupendo. Un cartello con indicazioni ci invita a
proseguire a sinistra, a destra si va sulla forcella del Lavinal (sentiero
367). Suoni distanti, ora vicini, voci umane ci avvisano che stiamo raggiugendo
la casera Valmenon (Val Binon), un ultimo cartello ci indica che a destra si
raggiunge il rifugio Giaf, ma la nostra meta è a sinistra. Avvicinandoci
scorgiamo la casera Cason di Valmenon (Binon), fuori di essa dei tavoli,
intorno, seduti degli avventori. Salutiamo, chiediamo di Denis, il gestore.
Dopo pochi minuti, arriva quest’omone, capelli lunghi, barbetta, sorridente, ci
presentiamo. Gli riferisco che ho un presente da consegnargli “la Gazzetta
dello Sport”, un amico (Andrea Rao) mi ha consigliato la buona azione. Denis,
grande spirito libero, è notoriamente famoso per essere un interista sfegatato,
vive fuori dalla civiltà nei periodi che gestisce il rifugio, non riuscendo a
seguire le sorti della “Beneamata”. Confessata la fede comune ci abbracciamo, e
poi passiamo a parlare di affari. Gli parlo del gruppo, e gli espongo l’idea
che abbiamo avuto, della scelta del sito, e di fare una spaghettata. Finita la
conversazione “ludica”, si passa a parlare di altro, e naturalmente della
grande passione che ci accomuna. Ripresi gli zaini, ci accommiatiamo e
proseguiamo, per il sentiero 361, per la val Valmenon, perdendo rapidamente
quota dentro il bosco di conifere, fino a raggiungere il bivio, e da esso,
proseguiamo per il sentiero d’andata. << Cara Prudenza, non verrai a giocare
Cara Prudenza, ringrazia il nuovo giorno
Il sole è alto, il cielo è azzurro
È bellissimo e così sei tu
Cara Prudenza non verrai a giocare?>> Così cantavano i Beatles, 49 anni fa. Adesso, Giovanna ed io, siamo fuori a giocare… mentre il sole è alto, e il cielo è azzurro. Con il corpo baciato dal sole, e accarezzato dal venticello estivo, l’escursione volge al termine. Felice di aver aggiunto un'altra stella al nostro firmamento.
Cara Prudenza, ringrazia il nuovo giorno
Il sole è alto, il cielo è azzurro
È bellissimo e così sei tu
Cara Prudenza non verrai a giocare?>> Così cantavano i Beatles, 49 anni fa. Adesso, Giovanna ed io, siamo fuori a giocare… mentre il sole è alto, e il cielo è azzurro. Con il corpo baciato dal sole, e accarezzato dal venticello estivo, l’escursione volge al termine. Felice di aver aggiunto un'altra stella al nostro firmamento.
Il
“Forestiero Nomade”
Malfa.
ma una collaborazione tra
soggetti che non amano le catene, e vogliono condividere con gli altri le
proprie esperienze, una comunità ideale. alcune uscite tra noi hanno dimostrato
che può funzionare. mandiamo a cagare chi fa profitto della libertà.
Effettuato
il sopralluogo sulla cima Valmenon, per organizzare la gita per il gruppo “Spiriti
Liberi”.
Si
parte dai Piani del Meluzzo quota 1150 m. Ci sono diverse ipotesi di
escursione, a secondo i propri desideri.
Ne
cito alcune.
1)
effettuare l’anello completo, raggiungendo la cima con percorso che passa da
Cason di briga (sentiero 379), raggiunge la forcella Val di Briga, da questa la
cima del Valmenon), si ritorna indietro fino alla forcella, e si scende per la
casera di Valmenon dove ci aspetta una spaghettata, e da lì, il rientro completando
l’anello per sentiero 361.
1200
metri di dislivello e 20 chilometri di percorso.
2)
Sempre partendo dai Piani del Meluzzo si segue stavolta il sentiero 361, si
raggiunge la Casera Valmenon, chi vuol fermarsi si ferma, chi vuol proseguire
raggiunge la forcella di Briga 2088 m. e può proseguire per la cima del
Valmenon, per il rientro stesso itinerario, naturalmente il chilometraggio è
ridotto. Se si raggiunge la cima il dislivello è immutato.
Il
pranzo costa 7 euro spaghettata più bevute (3 euro cadauno).
Chi
vuol pernottare(cadauno) 10 euro.
Possiamo usufruire della casera fino al 15
settembre.
Vi
prego gentilmente, per chi volesse partecipare, di scrivermi in privato, con
una data di preferenza, da qui faccio una media e ne scelgo una.
Grazie!
Malfa.
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