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sabato 26 agosto 2017

Valmenon


Cima Valmenon 2250 m. dai Piani del Meluzzo.

Note tecniche.


Avvicinamento: Montereale Valcellino- Barcis- Cimolais-Val Cimoliana-Piano del Meluzzo.

Dislivello:1050 m.

 Dislivello complessivo: 1080 m.

Distanza percorsa in Km: 20 km.

Quota minima partenza: 1150 m.

Quota massima raggiunta: 2250 m.

Tempi di percorrenza. 6 ore escludendo le soste.

 In: Coppia.

 Tipologia Escursione: Selvaggia.

Difficoltà: https://www.vienormali.it/images/layout/dif-EE.gif E.E. dalla forcella Val di Briga alla CIMA,

Segnavia:  CAI 361- 360- 359-379.

Attrezzature: Nessuna.

Croce di vetta: No.

Libro di vetta: Si.

Timbro di vetta: No.

Cartografia consigliata: Tab 021

Periodo consigliato: luglio-ottobre.

Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato.

Fonti d’acqua: Molteplici rivoli d’acqua.

Data: 05 agosto 2017.

 

Il “Forestiero Nomade”

Malfa
 
Relazione:

Star fermo non è da me, sono impaziente, non vedo l’ora di sfogare l’energia che ho accumulato nei giorni di convalescenza, e non ho un’idea chiara di dove andare in montagna. Non potendo effettuare escursioni che richiedono l’uso di entrambe le mani, mi viene in mente la cima del Valmenon, il monte che presto ospiterà la prima uscita del gruppo “La montagna per spiriti liberi”. Sul web trovo la bella relazione di Andrè Rao, la studio, mi stampo la mappa e appronto il materiale per l’escursione. Visto il caldo degli ultimi giorni, decidiamo di lasciare a casa Magritte, si parte con la mia signora, stavolta il chilometraggio e il dislivello sono più del doppio dell’uscita precedente, un bel banco di prova. Arriviamo nella Val Cimoliana, nella prima mattinata, la pigrizia con questo caldo la fa da regina. Pagato il ticket di accesso alla Val Cimoliana, abbandoniamo la vita terrena per farci rapire dalla magia del parco naturale delle “dolomiti friulane”. Durante il tragitto che precede l’arrivo al Pian del Meluzzo (quota 1150 m.), ho modo di ammirare la cresta della Cima dei Preti, e il ricordo vola immediatamente alla bella escursione in compagnia dei due funamboli “Federica e Loris”. Arrivati al piano sotto il rifugio Pordenone, lasciamo l’auto, e ci approntiamo. La temperatura è mite, zaino in spalle e sogni al seguito, si parte. Fatta la prima foto di coppia (specchiandoci in modo irriverente dentro una cassetta con specchio), ci avviamo, in direzione nord, seguendo le indicazioni per il bivacco Cason di Briga. Nel primo tratto del sentiero ripercorriamo una comoda carrareccia che costeggia la casera Meluzzo, e successivamente, camminando tra ontani e betulle raggiungiamo l’imbocco della Val Postegae (cartelli segnaletici); dove il percorso si biforca, assumendo una doppia numerazione. Il sentiero 362 si addentra nella valle precedentemente citata, il nostro, numerato 361, prosegue a sinistra, incuneandosi nella Val Meluzzo. Poco dopo il cartello incontro una coppia di giovani, leggono una mappa, ho l‘impressione che hanno qualche problema con l’orientamento. Devono compiere lo stesso giro nostro, li tranquillizzo, mostrando sulla mappa la traccia da seguire. Ci salutiamo, proseguono, sono davanti a noi. Nell’incontrare giovani in montagna, mi emoziono. Come coppia sono poco omogenei: lui moro, bassino, lei è alta, ha pelle bianca e delicata e un aspetto anglosassone. Portano piccoli zainetti, e tanta voglia di amare, li seguirò con lo sguardo finché non li perderò di vista. Nel frattempo una numerosa comitiva fa un tratto di sentiero insieme a noi, li facciamo passare; la valle pullula di amanti della montagna, gente forestiera attratta da questo paradiso. Il sentiero, ora, costeggia il rio Valmenon, le sue acque con lo scorrere riempiono l’ambiente del suono celestiale, rimaniamo incantati; la mia compagna spesso si bagna il volto, per sentirne la fresca ebrezza. Un cospicuo numero di ometti ci accompagna lungo il tratto del sentiero che costeggia il torrente. Raggiunto un palo con cartelli, ne leggiamo le direzioni. Dritti si procede per casera Binon (casera Valmenon) per sentiero 361; noi proseguiamo a destra seguendo le indicazioni per il Cason di Briga (sentiero 359). Il sentiero si fa ripido, si inoltra dentro le conifere, guadagnando rapidamente quota. Risaliamo il pendio boschivo con lo sguardo puntato sugli enormi contrafforti del campanile Gambet e del Crodon Val di Briga, in lontananza i ghiaioni delle cime di Briga mi incantano, è uno spettacolo unico. Raggiungiamo il Cason di Briga (quota 1745 m.), attrezzato a ricovero, breve visita all’interno del locale, esso è confortevole, ci invita in un prossimo futuro a fargli visita e pernottare. Proseguiamo seguendo la traccia a oriente attraversando questo meraviglioso universo, tra ruscelli zampillanti e verdi conifere. Sotto le bancate rocciose delle cime fantoline, il sentiero si dirama (cartelli segnaletici, quota 1965 m. circa): a destra si prosegue per la forcella dell’Inferno, a sinistra per la forcella Val  di Briga (sentiero 369). Presso i cartelli, sedute su un enorme masso, due donzelle forestiere sono intente a sollazzarsi, vengo raggiunto dal loro saluto: <<Hello!>> Accompagnato da un sorriso, che presto si spegne appena sopraggiunge sul luogo la mia consorte. Il loro volto non è più sorridente, ma distratto e severo. Rido, sotto i baffi, penso che le povere donzelle erano ben felici di trovare nel meraviglioso luogo, oltre agli stambecchi anche un esemplare di bipede della specie italica, ma la mia consorte (esemplare femminile della mia stessa specie) era pronta a matarle con i bastoncini da trekking. Proseguo verso la forcella, commentando e ridendo, nel frattempo attraverso una lingua di ghiaia e dopo di essa un tratto che tra zolle e rocce, che mi porta alla bella forcella Val di Briga. Trovo il luogo affollato di escursionisti, il pulpito panoramico è ambito. Mi fermo un attimo a conversare con un giovane escursionista, per poi proseguire per la cima che è posta alla nostra destra. In un primo tempo vengo ingannato da una traccia posta a meridione della forcella, ritorniamo indietro. La traccia, quella giusta, parte alla destra della forcella, appena la si varca; si prosegue prima per detriti, e poi per terreno misto a zolle d’erba e ghiaie, fino a raggiungere la base di alcuni rilievi rocciosi (seguire i numerosi ometti). Per ripido prato raggiungo l’ante cima posta a 2235 metri, erroneamente, (sicuramente dovuto alla stanchezza) non mi accorgo di un ometto che mi consiglia di scendere a nord della cresta; proseguo per rocce a oriente, con passaggi arditi su roccia, per poi raggiungere la base dell’ante cima e risalire l’ultimo tratto(inerbito) che mi porta alla vetta (2250 metri). Raggiungo per primo la cima, materializzata da un corposo ometto, e aspetto la mia compagna, che con gioia si gode l’arrivo alla massima elevazione. Dalla vetta ammiriamo uno dei paesaggi più straordinari delle dolomiti” i Monfalconi” essi sono unici, e seduti, ce li godiamo. Fatta la foto di rito, inauguriamo un nuovo libro di vetta, custodito dentro un contenitore in plastica. Finalmente ci concediamo una pausa, per ricaricare le batterie, assumendo cibo, e deliziandoci con minuti di pura venerazione verso il creato. Recuperate le forze, ci prepariamo al rientro, recuperando gli zaini. Un ultimo sguardo alla bella cima, e via. Il rientro fino alla forcella è rapido, le forze recuperate hanno il loro effetto. Raggiunta la forcella Val di Briga, proseguiamo per la Val di Valmenon (sentiero 369), prima tra ghiaie e successivamente percorriamo il sentiero dentro il lariceto. Come per magia ci ritroviamo in un’ampia distesa (Camporosso)che ci fa gridare al miracolo e piangere per l’emozione. Commentiamo spesso tra noi, e le parole sono sempre queste: meraviglioso, fantastico, divino, stupendo. Un cartello con indicazioni ci invita a proseguire a sinistra, a destra si va sulla forcella del Lavinal (sentiero 367). Suoni distanti, ora vicini, voci umane ci avvisano che stiamo raggiugendo la casera Valmenon (Val Binon), un ultimo cartello ci indica che a destra si raggiunge il rifugio Giaf, ma la nostra meta è a sinistra. Avvicinandoci scorgiamo la casera Cason di Valmenon (Binon), fuori di essa dei tavoli, intorno, seduti degli avventori. Salutiamo, chiediamo di Denis, il gestore. Dopo pochi minuti, arriva quest’omone, capelli lunghi, barbetta, sorridente, ci presentiamo. Gli riferisco che ho un presente da consegnargli “la Gazzetta dello Sport”, un amico (Andrea Rao) mi ha consigliato la buona azione. Denis, grande spirito libero, è notoriamente famoso per essere un interista sfegatato, vive fuori dalla civiltà nei periodi che gestisce il rifugio, non riuscendo a seguire le sorti della “Beneamata”. Confessata la fede comune ci abbracciamo, e poi passiamo a parlare di affari. Gli parlo del gruppo, e gli espongo l’idea che abbiamo avuto, della scelta del sito, e di fare una spaghettata. Finita la conversazione “ludica”, si passa a parlare di altro, e naturalmente della grande passione che ci accomuna. Ripresi gli zaini, ci accommiatiamo e proseguiamo, per il sentiero 361, per la val Valmenon, perdendo rapidamente quota dentro il bosco di conifere, fino a raggiungere il bivio, e da esso, proseguiamo per il sentiero d’andata. << Cara Prudenza, non verrai a giocare
Cara Prudenza, ringrazia il nuovo giorno
Il sole è alto, il cielo è azzurro
È bellissimo e così sei tu
Cara Prudenza non verrai a giocare?>> Così cantavano i Beatles, 49 anni fa. Adesso, Giovanna ed io, siamo fuori a giocare… mentre il sole è alto, e il cielo è azzurro. Con il corpo baciato dal sole, e accarezzato dal venticello estivo, l’escursione volge al termine. Felice di aver aggiunto un'altra stella al nostro firmamento.

Il “Forestiero Nomade”

Malfa.

 

 

 

 

 

 

 

 

ma una collaborazione tra soggetti che non amano le catene, e vogliono condividere con gli altri le proprie esperienze, una comunità ideale. alcune uscite tra noi hanno dimostrato che può funzionare. mandiamo a cagare chi fa profitto della libertà.

 

 

 

 

 

Effettuato il sopralluogo sulla cima Valmenon, per organizzare la gita per il gruppo “Spiriti Liberi”.

Si parte dai Piani del Meluzzo quota 1150 m. Ci sono diverse ipotesi di escursione, a secondo i propri desideri.

Ne cito alcune.

1) effettuare l’anello completo, raggiungendo la cima con percorso che passa da Cason di briga (sentiero 379), raggiunge la forcella Val di Briga, da questa la cima del Valmenon), si ritorna indietro fino alla forcella, e si scende per la casera di Valmenon dove ci aspetta una spaghettata, e da lì, il rientro completando l’anello per sentiero 361.

1200 metri di dislivello e 20 chilometri di percorso.

2) Sempre partendo dai Piani del Meluzzo si segue stavolta il sentiero 361, si raggiunge la Casera Valmenon, chi vuol fermarsi si ferma, chi vuol proseguire raggiunge la forcella di Briga 2088 m. e può proseguire per la cima del Valmenon, per il rientro stesso itinerario, naturalmente il chilometraggio è ridotto. Se si raggiunge la cima il dislivello è immutato.

Il pranzo costa 7 euro spaghettata più bevute (3 euro cadauno).

Chi vuol pernottare(cadauno) 10 euro.

 Possiamo usufruire della casera fino al 15 settembre.

Vi prego gentilmente, per chi volesse partecipare, di scrivermi in privato, con una data di preferenza, da qui faccio una media e ne scelgo una.

Grazie!

Malfa.







































































































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