Relazione
Chi
non risica non rosica, i proverbi non sbagliano mai. Il meteo questa settimana
fa le bizze, le previsioni sono quasi tutte errate, ti consigliano di tapparti
a casa ma fuori il sole brilla. La vocina interiore mi suggerisce di osare, sfidare
il maltempo. Preparo lo zaino e sono pronto per la nuova avventura. Studio un
paio di itinerari: uno facile nel tarvisiano, e l’altro più impegnativo sul monte
Cucco in Carnia. il monte, alto 1804 metri mi ha respinto ben due volte. Il
sabato mattina sveglia presto, uno sguardo al cielo che appare sgombro da
nuvoloni. Sono euforico, mi preparo di corsa e con il fido al seguito si parte
in direzione di Tolmezzo. Per strada
tengo fisso lo sguardo all’orizzonte puntando le nuvole, così arrivo nella
valle del But con tanta speranza di un esito felice dell’escursione. In breve
raggiungo la frazione d’Alzeri sita nella località Piano D’arta. Il punto di
partenza è alla sinistra della carrareccia che costeggia il rio Randice (cartelli
con indicazioni CAI). Do un’ulteriore occhiata al cielo: sopra di me è azzurro,
ma all’orizzonte tutto è un continuo divenire, quindi non perdo tempo. Zaino in
spalle e Magritte al fianco si parte. Decido di percorrere il sentiero CAI 408,
che attraversa il monte Cucco da sinistra a destra, sfiorando “Il Lander”. Nei
primi metri la traccia è marcata ma ripida, essa risale il costone boschivo. Lungo
il percorso trovo numerose panche in legno, chiaro segno che si tratta di un itinerario
turistico. Il sentiero zizzagando guadagna velocemente quota inoltrandosi nel
magico bosco, dove alcuni alberi assumono forme antropomorfe e inquietanti.
Leggo con attenzione le varie edicole con informazioni didattiche, mi rendono
edotto sull’esperienza che sto vivendo. Sto percorrendo il sentiero naturalistico
“Il Lander”, famoso per i suoi campanili di roccia. Ben presto incrocio la
carrareccia che proveniente da nord porta al Bivacco del Lander. Un cartello
con chiare indicazioni è posto al margine di essa. La mia meta prosegue a sinistra tra gli
alberi seguendo le indicazioni per il monte Di Rivo. In lontananza mi precede un
escursionista con cagnetto, il pensiero vola allo sventurato cacciatore morto
di recente presso il Col Gentile, al suo cane che lo ha vegliato tutta la notte
fino al ritrovamento. Penso ad Argo, il cane di Ulisse, che lo aspettò
vent’anni e morì dopo aver ritrovato il suo padrone. Osservo Magritte che
sniffa il terreno, è buffo, sembra Pluto, sente le tracce lasciate dal cagnetto
che lo ha preceduto. Seguo i segni CAI,
evitando una chiara traccia che mi avrebbe portato in cima alla piccola
elevazione del monte di Rivo. Procedo velocemente, correndo contro il tempo
sperando di raggiungere al più presto la cima del monte Cucco, mi prefisso di
fare le foto al ritorno (avendo deciso a priori di non effettuare l’anello).
Presto mi ritrovo nella radura che ospita i ruderi della Casera Monte Cucco. La
traccia si biforca intorno ad essa (si possono seguire entrambe), cambia la numerazione
da 408 a 408 A. Il sentiero risale all’interno del bosco con leggera pendenza
fino al crinale che si aggetta sui dirupi del Landis. Splendida visione sul versante
occidentale del monte Cucco, che appare come una roccaforte inespugnabile. Alla mia destra una marcata traccia porta
alla cima del monte di Rivo, io proseguo a sinistra percorrendo sull’orlo del
baratro il versante meridionale. Il sentiero successivamente rientra nel bosco fino
a sbucare alla base di un ghiaione che scende dalle pendici del monte Cucco. È
Impossibile smarrire la traccia, molteplici segni mi guidano prima a meridione.
Supero grossi massi fino a giungere a un ometto con indicazioni: a meridione la
traccia porta al sentiero alpinistico, la via normale prosegue a sinistra,
tagliando trasversalmente il ghiaione fino alla base di un canalone. Risalgo
quest’ultimo tra balze erbose fino a raggiungere un ampio catino (mughi e
larici). Seguo i segni lungo il canalino di ghiaie: prima sul lato sinistro e
poi sul destro, raggiungendo il vertice superiore. Gli ultimi metri li percorro
tra le balze erbose, aggirando il costone roccioso e scorgendo la cima del
monte Cucco. La massima elevazione è materializzata da un’originalissima croce
in ferro battuto con contenitore per libro di vetta. Il paesaggio è severo,
selvaggio, per spiriti liberi. Ammiro i piccoli affioramenti rocciosi, i mughi
e i larici solitari. Presso la croce è sito un corposo ometto con un’asta e i brandelli
della bandiera di preghiera tibetana. Depongo lo zaino su un grosso masso,
distante dalla croce. Il peggiorare del meteo può attirare i fulmini.
Sfamo
e disseto il compagno di viaggio, do un’occhiata all’evolversi del meteo: degli
insidiosi cumulonembi si avvicinano da nord-est, è salutare raggiungere al più
presto la fascia sottostante. In breve tempo sono avvolto dalla nebbia. Mi
affretto a scrivere sul libro dei visitatori (dotato di timbro) e fare delle
foto. Sto pochi minuti, consumo un frutto e indosso lo zaino. In breve
raggiungo il ghiaione in basso (prime gocce di pioggia) e successivamente il
bosco dove mi sento al sicuro. In lontananza odo il rombo dei tuoni, cresce l’instabilità.
Lo scroscio della pioggia interrompe il silenzio della selva, prima leggera poi
più intensa; mi fermo, attrezzandomi per la pioggia. Penso e sorrido, la
temperatura dell’acqua è mite, sembrerò pazzo, ma mi piace questa doccia, e poi
il bagnoschiuma è naturale, pino silvestre. Penso alla mattina, a quando sono
partito, promettendomi che sarei arrivato in cima a costo di beccare la
pioggia, e ora pago il pegno con gioia. Raggiunto il bivio per il Lander decido
di visitare il bivacco omonimo. Bello nell’aspetto, accedo al suo interno, mi
avvolge il tepore, evidentemente in mattinata qualcuno ha acceso la stufa a
legna (la piastra è ancora calda). Do un’occhiata al libro dei visitatori dove
appongo la firma. Il desiderio di rimanere è forte, lasciarmi andare,
coccolarmi, mentre fuori la pioggia diventa copiosa. Andare a visitare il Lander
è impossibile, non mi rimane che affrontare lo scroscio prima che diventi
temporale.
Rientrando
nel bosco affronto l’ultima parte dell’escursione, il sentiero è diventato un
rivolo. Con perizia evito di scivolare, in mente mi vengono le poche cime
raggiunte con il mal tempo, serbandone bei ricordi. Alcune scene sono surreali,
magiche, scendo sotto il piovasco e a poche centinaia di metri osservo una
casera illuminata da un raggio di sole. Non oso crederci, come se la montagna
si divertisse a provocarmi. Divertito sto al gioco, ricordandogli che la cima
l’ho conquistata malgrado tutto. Nell’ultimo tratto la pioggia mi concede una
tregua, ne approfitto per raggiungere il punto di partenza con calma. Così
concludo l’escursione, felice di aver sconfitto le nefaste previsioni
metereologiche, con un’autostima accresciuta. Pienamente soddisfatto, anche se
al terzo tentativo, di aver conquistato una montagna capricciosa.
Il
vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
Monte
Cucco (1804 m.) da Arta Terme.
Note
tecniche.
Localizzazione: Alpi Carniche.
Avvicinamento: Tolmezzo-Valle del But-Arta
Terme- Piano d’Arta si segue la strada che porta a Braida d’Alzeri.
Oltrepassato il rio Radice, in prossimità del cimitero si svolta a destra per
una ripida stradina che porta ad una azienda agricola (cappella votiva) (m.
620). Qui si segue la carrareccia di sinistra che risale la verde radura e si
addentra nel bosco, (spiazzo per auto quota 670 m).
Punto di Partenza: Spiazzo per auto quota 670
m
Dislivello complessivo: 1150 m.
Distanza percorsa in Km: 13,1.
Quota minima partenza: 675 m. Cartelli per
sentiero naturalistico “Del Lander”.
Quota massima raggiunta: 1804 m.
Difficoltà: Per “Escursioni Esperti” dal
ghiaione alla cima.
Segnavia: CAI sentieri 408-408 A; radi ometti.
Tempo percorrenza escluse le soste 5,5 ore.
Fonti d’acqua: Nessuna.
Attrezzature:
Cartografia consigliata. Tabacco 09.
Periodo consigliato: da maggio a ottobre.
Condizioni del sentiero: Marcato e ben segnato
Condizioni Meteo:
Data: 05 maggio 2016
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