Cima Manera 2251 m.
da Pian Cavallo (campo sportivo).
Note tecniche.
Avvicinamento: Aviano-Pian Cavallo-Campo sportivo.
Punto di Partenza: Campo sportivo 1300 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 6 ore
Dislivello in salita: 950 m.
Dislivello complessivo: 950 m.
Distanza percorsa in Km: 9,5 km.
Quota minima partenza: 1300 m.
Quota massima raggiunta: 2251m.
Condizioni Meteo: Sole.
Segnavia: CAI 924
Fonti d’acqua: Nessuna.
Difficoltà: Escursionisti esperti con attrezzature.
Attrezzature:
Cartografia consigliata. Tabacco 012
Data: 30 agosto 2008
Condizioni del sentiero: Ben marcato e segnato.
Periodo consigliato: giugno -ottobre
Il vostro “Forestiero Nomade”.
Malfa.
Una montagna
desiderata da tempo, non è il monte Bianco e né il Cervino, ma Cima Manera. La
cima che insieme al Raut, domina la pianura a destra del Tagliamento. Ogni
mattina, durante la colazione, mi affaccio alla finestra che dà a settentrione,
tazzina di caffè in mano, scrutando in direzione dei sopracitati monti; così
intuisco come sarà il meteo durante la giornata. Al tramonto mi godo lo
strabiliante spettacolo, il sole cala dietro il loro profilo, colorando di
rosso il cielo o le nuvole, un incanto che si ripete spesso, dandomi la
buonanotte prima di rintanarmi nell’abitazione.
L’escursione per il Manera inizia sotto i migliori auspici;
giornata solare, e contrariamente alle mie abitudini non sono solo, ma in
compagnia dell’enciclopedia vivente, alias “Italo” grande compagno di escursioni.
Con lui non ci si annoia mai, dalla botanica alle tradizioni culturali
friulane, un maestro di vita, a cui posso solo ricambiare con un po’ del mio
entusiasmo. Partenza come sempre alle prime ore dell’alba, alle 06:30 siamo a
Pian Cavallo, dietro il campo sportivo. Zaino in spalle, partiamo. Un cartello
con indicazioni ci invita a proseguire per il sentiero 924. Chiacchierando
risaliamo il bosco esposto a meridione, guadagnando la quota di 1700 metri circa,
dove la visuale si apre sulla meta odierna, ovvero la cresta che dal Cimon dei
Furlan scorre fino alla cima Manera. Il sentiero ben marcato risale il pendio
erboso fino a raggiungere l’immenso catino della val Sughet, uno dei più affascinanti
scenari alpinistici del Friuli. Un perfetto teatro naturale, alla mia destra il
Cimon dei Furlan, alla sinistra monte Colombera e il Cimon della Palantina,
infine al centro Cima Manera, monte al confine tra il Friuli e il Veneto. Restiamo
un attimo incantati ad ammirare tal spettacolo, la mole del monte ci
intimorisce. Superata l’emozione, esclamo: - << Come caspitolina si
arriva fin lassù?>>, La risposta la esporrò nella continuazione della
relazione! Con Italo, risaliamo la valle lungo il sentiero 924 per traccia ben
marcata che supera un macereto alla pendici del Cimon dei Furlan, l’emozione
aumenta con l’avvicinarsi alle pendici. Nel frattempo veniamo raggiunti da due
simpatici e arzilli meno giovani escursionisti. Uno di anni 70, e l’altro, il
capo cordata di anni 76. Ci informano che benché è la centesima volta che
salgono sulla cima Manera, l’emozione è ancora quella della prima volta. Loro
faranno l’anello, più ardito. Saliranno la cima dalla forcella del Cavallo e
scenderanno dal tratto attrezzato. Ci congediamo dalla loro piacevole compagnia,
loro deviano a sinistra seguendo il sentiero, noi per un evidente traccia che
ci porta alla base di una placca rocciosa. E’ la mia prima ferrata, Italo (da
giovane fece la naia come ufficiale di complemento degli alpini) mi rassicura
che fino al terzo grado di difficoltà alpinistica se la cava. Valutato il
percorso, indossiamo l’imbrago. Nel primo tratto affrontiamo un salto con
l’aiuto di un cavo. Superato l’ostacolo procediamo con cautela seguendo le
esigue tracce su balze erbose che risalgono l’esposto pendio, così raggiugendo
l’esile ed esposta forcella che collega la cima Manera al Cimon dei Furlan. Ci
sporgiamo a curiosare sull’impressionante baratro che si aggetta sul versante settentrionale,
reso più inquietante da una nuvola che sale dalle sue profondità. Dall’affilata
forcella il sentiero prosegue in orizzontale verso occidente seguendo un esile
cengia attrezzata con cavo. Raggiunta la base di un canalino troviamo
l’attrezzatura che ci porta a risalire il ripido pendio fino alla cresta. Il
tratto attrezzato è un canalino,
ripulito da erba, che con l’aiuto dei cavi sicuri si supera risalendo piccoli salti
a gradoni (passaggi di I° grado). Aiutati dal cavo raggiungiamo la parte
terminale meno esposta e incassata tra le rocce, dove abbandoniamo le
attrezzature! Naturalmente, essendo la mia prima ferrata, procedo lemme lemme, nel
frattempo Italo osservandomi, ride sotto i baffi! Raggiunta la cresta ci dà il
benvenuto una bella scultura (un angelo?), e subito dopo la cima materializzata
dallo skyline di un manufatto prismatico (rilevatore goniometrico) e la sagoma
dei due giovanotti (gli indomabili longevi) di cui ho scritto precedentemente. Sorrido,
notando le differenze di abbigliamento e di attrezzature, tra noi e i simpatici
amici. Noi, con kit omologati e abbigliamento tecnico. I nostri baldi giovani
invece in classica camicia a scacchi, jeans, casco da operaio, e imbrago fatto
con la corda (che le massaie usano solitamente per stendere il bucato)! Non dico
altro, la nostra è una vittoria(cima) di Pirro, sconfitti sul campo e senza
l’onore delle armi! Il panorama dalla vetta è superlativo, dominando dall’alto
le catene montuose, la pianura friulana, il pian del Cansiglio, e il piccolo
rifugio Semenza semicoperto da nuvole basse. Medito:-<< Quanto ho desiderato
questo momento?>>. Firmato il libro di vetta e fatte le foto di rito, si
riprende la discesa per il sentiero dell’andata, con lo zaino svuotato da
provviste, ma arricchito d’esperienza. Ritornati all’auto, soddisfatti con
l’ego a mille, rientriamo nella monotonia della vita moderna. Alcuni giorni dopo
feci una visita di cortesia ad Italo, nel salutare i presenti scoprii che
all’interno del nucleo familiare era diventato un eroe, per via dell’impresa. Nel
ricordare alcuni episodi divertenti, misi in evidenza che affrontammo
l’escursione con gioia e serenità, e soprattutto con rispetto della montagna e
dei suoi pericoli. Cima Manera per noi furlans della destra tagliamento è
sempre “Cima Manera”, ovvero un Dio, che benevolmente ci guarda e protegge
dall’alto, tutti i giorni e in tutte le stagioni.
Il vostro Forestiero Nomade.
Malfa.
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