Monte Lavara 1906 m.
Note tecniche.
Localizzazione: Prealpi Giulie. Gruppo del Plauris.
Avvicinamento: Venzone-Borgo Sottomonte-Val Venzonassa-Sostare
prima della galleria (divieto di transito)
Punto di Partenza: Costa 477m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 6 ore.
Dislivello complessivo in salita: 1400 m.
Distanza percorsa in Km: 17 km.
Quota minima partenza: 477 m.
Quota massima raggiunta: 1906 m.
Condizioni Meteo: Ottime
Segnavia: CAI 726-Bolli rossi.
Fonti d’acqua: In prossimità di malga Confin.
Difficoltà: Escursionistico per esperti (selvaggio).
Attrezzature: Cavo.
Cartografia consigliata.
Data: 18 Giugno 2008.
Condizioni del sentiero: Vecchia rotabile-sentiero ben
marcato fino a sotto il canalone.
Periodo consigliato: Giugno-Ottobre.
Il vostro “Forestiero Nomade”. Malfa.
Da oggi scrivo
le mie emozioni sulla montagna in questo piccolo diario. Dopo tanti giorni di pioggia è arrivato il
sole, ho tanta voglia di montagna; e la scelta non poteva non cadere su il
monte Lavara. Escursione lunga, faticosa e selvaggia, quindi appagante per il
mio palato. La prima parte dell’escursione si sviluppa risalendo una vecchia
rotabile nella val Venzonassa. Poco prima di una galleria con divieto di sosta
parcheggio l’auto (quota 520 m). Zaino in spalle, si parte. Risalgo la vecchia
carrareccia (lunghissima e monotona) che si inoltra nel fitto bosco fino a raggiungere
il catino erboso sotto lo Jof di Ungarina (quota 1110 metri circa). Abbandono
la carrareccia per un breve sentiero che mi porta a ridosso della Malga Confin (aperta).
Fuori di essa incontro il malgaro, sorprendentemente di origine sarda. Dopo una breve e simpatica conversazione
proseguo per la meta, seguendo le esili tracce in direzione nord-est e puntando
alle bianche rocce del Monte. Settecento metri di dislivello, tra mughi e
ghiaioni, superando un piccolo salto con l’aiuto di un cavo, fino a raggiungere
l’affilata ed esposta cresta. Ampia visuale sul dirupato e macerato versante settentrionale
del monte Plauris. Prima di raggiungere la cima scorgo una coppia di
stambecchi, gran regalo della Signora Montagna, mi emoziona non poco, risalgo
gli ultimi metri sfiorando il baratro a settentrione fino a raggiungere la
piccola vetta materializzata da una semplice croce in metallo e dai remoti
resti di quella che fu una croce in legno. L’aspetto è severo e selvaggio, mi muovo con
cautela tra gli sfasciumi, percependo l’isolamento e il lato selvaggio del
sito. Dalla cima domino l’immenso paesaggio circostante, raffigurato dal Plauris,
dalle Giulie, e dalla lunghissima barriera dei Musi. Piccola sosta con il fedele
compagno, a consumare il pasto e dopo tante emozioni il rientro per ripido
pendio. Lungo il tragitto tra le roccette scovo l’ennesimo gradito regalo della
“Signora”, un bellissimo giglio Carniolum e altre splendide fioriture di altre
specie. Rientro per il lungo e monotono sentiero dell’andata, con la selvaggia
conquista impressa nella mente.
Il vostro “Forestiero
Nomade”.
Malfa.
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