Monte San
Lorenzo ( Maniago).
10 luglio
2025.
Con passo
lento e sguardo curioso, io e il mio amico Klimt, ci avventuriamo nella
periferia montana di Maniago, a caccia ( io) di ricordi, e nuove sensazioni (
Klimt). Il dí è propizio per una ascesa dal valore sacro e simbolico. Il
piccolo monte San Lorenzo è frequentato dall'uomo sin dai primordi delle
civiltà. Un arteria romana conduceva alla Val Colvera, un tempo preclusa ai
più, ed è affascinante ancora ripercorrerne il tratto, e di remoto sa anche la
Malga Gravena, anni fa era utilizzata da un discendente dei Troiani, ora è di
nuovo disabitata e malgrado ciò serba ancora tutte le caratteristiche degli
stavoli, dal fogolar alle stalle per gli animali. Curiosare all'interno è un
viaggio immaginario in una civiltà ormai smarrita nei ricordi dei pochi anziani
ultra ottuagenari ancora in vita. il Sentiero che dalla Malga conduce alla
vetta del monte è ripidissimo, quasi proibitivo per chi non ha fiato, ma ben
battuto. Proprio sotto i prati sommitali si apre sulla pianura, e grazie alla
cortesia delle fronde degli alberi che si aprono al cielo si può ammirare lo
splendido paesaggio. E spesso mi fermo ad ammirare e ad osservare un edificio e
in particolare una finestra, dove per 6 lustri mi rilassavo da essa ad ammirare
i monti circostanti. Ripreso il cammino , a ridosso dei prati e in vista di una
croce posta sul pulpito panoramico, mi siedo su una zolla d'erba e mi preparo
per il tratto finale, quello più poetico. Proprio durante la sosta, dal basso
una bellissima fanciulla , dalle movenze di dea e dal dolce viso di fanciulla
sbuca dal basso, ci salutiamo con un sincero sorriso, le auguro un buon
cammino, ed ella con una voce delicata e sublime mi ringrazia, dirigendosi sul
pulpito panoramico. Rimango basito e penso! " Ella non è umana, è
Artemide, e anche oggi, come sempre mi appare durante il mio vagare per
monti". Sono così felice di averla riconosciuta, che non voglio
disturbarla , e con passo lieve mi dirigo verso la chiesetta di San Lorenza,
un'antica pieve posta come un castello di guardia sulla cittadina dei coltelli.
Raggiunta la chiesetta, lascio lo zaino e il mio compagno di viaggio
all'esterno, e visito l'interno. Malgrado io sia agnostico, un fascino mistico
mi cattura, la semplicità dell'edificio religioso è accattivante, e per la
seconda volta in vita mia ne sono rimasto incantato. Lasciato un segno del mio
passaggio ( firma su un quaderno dei visitatori) proseguo per la vetta fisica
del monte, altro tratto ripido, ma abbandonato dal passo dell'uomo, camminando
ricordo il vecchio tracciato, finché raggiunta la cima pianto i bastoncini
sulla morbida terra, segno della conquista. Dal pulpito ispeziono il paesaggio,
molto mi è noto di esso, dalla cresta del Raut ai colli sottostanti, tante
emozioni rivissute in pochi attimi. Dopo la foto di rito, con il mio amico
decidiamo di rientrare, e per lo stesso sentiero dell'andata. Il rientro è
rapido, stavolta effettuo poche foto, e sul pulpito panoramico non vedo più la
dolce figura della dea. Raggiunta l'auto, volgo lo sguardo al monte,
ringraziando Artemide per un altro dì vissuto nel suo regno.
Malfa.