Col
Vaita da Lestans
Note
tecniche.
Localizzazione:
Colli morenici di Usago-Prealpi Carniche.
Avvicinamento:
Partenza e arrivo a Lestans-
Dislivello:
241 m.
Dislivello complessivo: 241 m.
Distanza percorsa in Km: 10,76.
Quota minima partenza: 180 m.
Quota
massima raggiunta: 367 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 3,5
In:
coppia con Klimt
Tipologia
Escursione: escursionistico, il tratto
in salita sul monte idoneo a chi ama
l’ambiente selvatico seguendo le tracce degli animali.
Difficoltà:
escursionistico- modalità lupo
Segnavia:
radi e sbiaditi bolli rossi e blu
dispersi tra i rovi
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si,
creato uno
Libro di vetta: si,
barattolino con carta e matita istallato.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Sicilia - Tabacco. 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
Da
evitare da farsi in: senza mappa e soprattutto GPS
Condizioni del
sentiero: il tratto che ascende la vetta è una semplice traccia spesso invasa
da rovi o interrotta da schianti, difficile l’orientamento
Fonti d’acqua: no
Consigliati: abbigliamento
idoneo ad essere utilizzato in ambiente invaso da rovi e schianti.
Data: 26 agosto 2025
Malfa & Klimt.
Col Vaita, uno dei
colli che dominano Usago è la meta odierna, la novità non è il colle, fatto
assieme ai suoi fratelli tempo fa, ma concatenarlo a un giro escursionistico
con partenza dall’uscio di casa, in sintesi, chilometri zero con l’auto ma
dieci con gli scarponi. Doveva essere un defaticamento dall’escursione del
giorno prima sul monte Pala, ma come sempre le cose che combino, cioè le facili
si rivelano difficoltose mentre le difficili facili, in fondo questo è il mio
modo di vivere” rendermi la vita difficile e semplificare le difficoltà, mentre
scrivo sorrido!
Approfittando della
temperatura quasi primaverile, mi spingo con il fido Klimt sino a Usago,
percorrendo un’antica arteria che da Lestans, passando per il cimitero, ancona
di San Zeno e lambendo una fattoria mi conduce sul lungo rettilineo che collega
i colli di Sequals ai colli di Usago, la bella depressione che un tempo fu sede
di un enorme stagno. Il cammino è accompagnato da fioriture selvatiche, e dallo
sguardo che scruta a orizzonte le splendide catene montuose che preannunciano
le Dolomiti Friulane. Re Raut domina sempre il proscenio , e alle spalle non
meno regali sono il Dosaip, il monte Caserin e il gruppo del Cavallo, un
autentico paradiso per chi ama la vera montagna, dove fatica e forza di volontà
e abilità sono indispensabili. Con il cuore pieno di emozioni raggiungo la
periferia di Usago, ed è un’esplosione di immagini, odori e suoni che mi
riportano all’infanzia o a esperienze sognate e non vissute. Passando davanti
alle fattorie sento l’odore delle stalle, il muggito delle vacche, trattori con
varie funzioni che roteano nell’ultima campagna prima dei colli. Il campanile
della frazione con i suoi rintocchi segna il tempo, e tra le vetuste abitazioni
scorgo anziane coppie farsi compagnia negli orticelli, ultimi laboriosi lavori
di una vita di stenti e sacrifici. Il profumo dei roseti mi attrae e conduce
fino alla periferia con la quota più alta, dove le ultime case cedono il passo
ai remoti troi. Sento il colle vicino ma non ne vedo la vetta per via del fitto
bosco, seguo una carrareccia, poi un sentiero e poi una traccia, dei bolli
rossi mi guidano, ma indomabili rovi mi arrestano. Sfrutto l’esperienza e non
mi arresto, agito come machete i bastoncini da trekking liberandomi il passo
dagli spinosi rovi, intravedendo oltre un qualcosa che si rivela una traccia.
Ora una lieve pesta con dei radi bolli blu mi guida in alto, il tratto sino
alla vetta sarà ertissimo, spesso interrotto da schianti o dagli invadenti rovi
che tendono a cancellare tutto. Sono 200 metri ripidi, ma molto accattivanti,
questa è la montagna selvatica, che scopri metro dopo metro, come il senso
della vita che ti dice tutto quello che è sudato e conquistato con fatica ti
appartiene. La cima sembra non giungere mai, finché a ridosso di un dosso
intuisco che ci sono. La quota più alta è invasa da vegetazione, mi spingo poco
avanti a nord, di un metro più in basso dove il terreno e sgombro da
vegetazione e non ci sono tracce, ma solo l’emergere di roccia , antico residuo
del macereto spinto dal ghiacciaio durante l’ultima glaciazione. Con delle
pietre friabili che si rompono con il solo contatto erigo un piccolo ometto in
onore di Artemide, e dentro di esso alloggio il mio contenitore in vetro del
viandante con foglio di carta e matita, chissà quanti passeranno da questa
quota. Klimt sembra comprendere il mio lavoro, è curioso e riposa accanto
all’ometto sorvegliando lo zaino, e in questo mi ricorda Magritte. Dalla vetta
si vede ben poco, un po’ della valle a sud del Ciaurlec e qualche tratto dei
colli adiacenti, ma tutto è tremendamente vero perché è piacevolmente selvatico. La discesa dovrebbe
essere semplice, per oggi sono soddisfatto, mi aspettano ancora cinque
chilometri a piedi e sotto il sole. È risaputo che non tutte le ciambelle
vengono con il buco, così dopo alcune centinaia di metri in discesa mi perdo la
traccia della salita, allora passo in modalità lupo , cercando tracce di capriolo
o cinghiali, di solito sono ottime guide, infatti, scovata una essa mi porta
fuori dalla selva, a ridosso della ferrovia, proprio difronte la chiesa
principale di Travesio, fatta! Anche oggi missione compiuta, il resto
dell’escursione è un lungo ritorno, passando prima per Molevana, e tramite una
carrareccia aggirando il vecchio cementificio
raggiungo la periferia nord est di Lestans, sentiero per la chiesa e in
fine dalla piazza a casa. Anche questa volta mi ritengo soddisfatto,
programmando con la mente le prossime avventure.
Malfa.