Col
Merende (solo Claudio) -Tiarfin Est-Crodon dei Puntioi e la forcelletta del Monte
Tudaio Ovest da casera Razzo-
Anteprima
di una selvatica cima posta al centro di uno degli anfiteatri più affascianti
delle alpi Carniche.
Localizzazione:
Alpi Carniche- Alpi Tolmezzine- Gruppo Giogaia del Bivera- Massicci del Tiarfin
e Bivera.
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano-Cornino-Tolmezzo -
villa Santina – Ovaro- Val Pesarina –Casera Razzo-
Regione:
Veneto-Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: - BL-UD
.
Dislivello:
1130 m.
Dislivello
complessivo:1200 m.
Distanza percorsa in Km: 18, 7.
Quota minima partenza: 1739 m.
Quota
massima raggiunta: 2399 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 7 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: selvaggio-escursionistica-panoramica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: -sentiero segnato-traccia poco battuta. ghiaioni eterni
Ferrata-
Segnavia:
CAI 208
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: alto
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta:
istallato barattolino spiriti liberi sul Tiarfin e sul Crodon dei Puntoi
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 02
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: sabato 09 luglio 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Nella
settimana che precede l’escursione sul Tiarfin,tra Claudio e il sottoscritto, c’è
un intenso e continuo lavoro di consultazioni. La clausola dell’accordo prevedeva che: dopo aver messo piede sulla
cima del Tiarfin orientale ci incamminassimo per la vicina cresta del Crodon dei
Puntioi, e se avessimo deciso di fare qualche esplorazione in più sarebbe stato
tutto grasso che cola.
Con l’amico
ci diamo appuntamento alle prime ore del mattino, presso la sua abitazione di montagna,
sita nella meravigliosa Val Pesarina. Il giorno dell’escursione, visto la
giornata propizia, volo verso la Carnia, transitando velocemente nella valle
che ospita Ovaro, da dove posso ammirare le bianche rocce che dominano il regno
della Val Pesarina. Pochi minuti ancora e raggiungo l’abitazione di Claudio. Trasbordo
la mia attrezzatura sulla sua auto,
prendiamo un caffè e una volta
pronti partiamo per Casera Razzo.
Nella nota località di arrivo ci aspetta una
temperatura frizzantina, quindi, ci approntiamo procedendo coperti, fino alla
sella inerbita da dove si stacca il sentiero per il Col Merende. Per aumentare
il numero di conquiste dell’amico cedo l’onore di fare una visita di cortesia
al colle, mentre io me ne sto in basso in compagnia degli zaini, e fotografando
i variopinti paesaggi e fiorellini. Appena Claudio giunge dalla visita al Colle
iniziamo a ravanare per ghiaie, dirigendoci alla forcella Tiarfin, la medesima che
precede la valle omonima. Dalla forcella ammiriamo , con un solo colpo d’occhio
un’infinità di bianca e lucente roccia, che da sola basta rimunerare le fatiche finora affrontate. Continuiamo il cammino
procedendo per la prima meta, il Tiarfin Est. Una traccia ben
marcata tra gli sfasciumi della roccia lambisce il versante occidentale del Tiarfin Orientale, fino a che scorgiamo degli
ometti, gli stessi ci guideranno alla cresta
inerbita che unisce la cima est a quella centrale del Tiarfin. Dalla sella
ammiriamo la meravigliosa mole del Tiarfin di Mezzo, di seguito decidiamo di eclissare
gli zaini presso un masso, e procedere leggeri come piume al vento fino alla
vicina vetta orientale. Cavalchiamo una dolce cresta, fino al superamento di un
salto, ma nulla di impegnativo visto che non poggiamo mai le mani sulla roccia.
Un bel ometto corposo ci aspetta sulla quota 2399 metri, la prima meta è in tasca,
per il sottoscritto un felice rientro dopo sette anni. Dopo aver istallato il
libretto per i viandanti ci godiamo il paesaggio. Fatte le foto di rito,
ammiriamo la magnifica cresta che degrada in modo vertiginoso a oriente. Godiamo
del momento, e decidiamo di ritornare agli zaini, stavolta procediamo per la
seconda meta, scendendo nel vallone detritico posto tra il Tiarfin stesso e la
cresta del Crodon dei Puntioi. Dopo aver navigato tra zolle d’erba e roccia
macerata raggiungiamo il crinale che conduce alla nostra seconda meta. Lasciamo
gli zaini in un cantuccio, e proseguiamo liberi come farfalle fino alla massima
elevazione del Crodon, 2292 metri, dove, in onore di Artemide, erigiamo un
ometto e nello stesso serbiamo il Santo Graal, ossia, il contenitore del libro
di vetta per gli Spiriti liberi. Questo pulpito panoramico è notevole, da esso sono
centinaia e centinaia le vette che ammiriamo, alcune conosciute e visitate di
persona, molte note e tante le sconosciute. Lo sguardo spazia sino alla vicina Austria,
dove alcune catene montuose sono ancora imbiancate. Dopo la foto di gruppo (solo
noi due) si rientra , risalendo l’erto pendio, prima tra le ghiaie e di seguito
tra le zolle, che ci riporta alla sella del Tiarfin, dove ci aspettano un
colorito e vivace gruppo di
escursionisti. Tra spiriti liberi si fraternizza velocemente, e con essi procediamo
fino a sotto la Forcella Tiarfin: noi per riprendere il sentiero 208, e loro
per altre ambite mete. Presso la stessa forcella che immette nel vallone
effettuiamo una prima pausa ludica per recuperare le energie. Claudio rimane basito
nel vedere il mio porta banana di ultima generazione, esattamente 4 punto zero made in China. Ripreso il
cammino, e visto che è meriggio, e abbiamo ancora tante ore di luce, decidiamo
di continuare l’avventura senza il
Signor Bonaventura, andando a curiosare dalle parti del Tudaio Ovest. Ma prima
ci fermiamo a conversare in Forcella Tiarfin, con dei maturi escursionisti con
al seguito una cagnetta, anch’essa veterana dei monti.
Il sentiero che
conduce al Tudaio Ovest è sempre il 208, che ben presto abbandoniamo, iniziando
l’ascesa verso l’inerbita e vasta forcella
Piova in direzione del ripidissimo pendio che sale alle pareti del Tudaio che
noi abbiamo ribattezzato “Sudaio”. Presso l’unico masso, bianco e luminoso,
posto lungo l’erto scoscendimento, lasciamo gli zaini, e tentiamo di scoprire
cosa ci attira lassù tra le rocce bianche. Risaliamo prima il ripido prato, e
di seguito, tra ghiaie instabili, entriamo dento un canalino che ci porta a una
forcelletta: a sinistra ammiriamo la
cresta degradante del Tudaio, mentre a destra si erge una paretina instabile di
primo grado più che denominiamo da subito il muro del pianto. Io dopo aver
testato la roccia per un paio di metri, declino, mentre Claudio si spinge sopra
di altri 5 metri, ma, anch’egli titubante,
abbandona i propositi di conquista. Calcolando i danni di un‘eventuale caduta, decidiamo
di far tramontare i propositi d’ascesa. A
posteriori, nelle rispettive abitazioni, scopriremo che eravamo a soli pochi metri
dalla vetta occidentale del Tudaio. Rientriamo,
cercando , come tutti e in queste situazioni, il lato positivo della mancata
conquista, ma con il passare dei minuti la sconfitta brucia; un modo di pensare
poco vicino a Ethelbert Talbot, della diocesi di Bethlehem, Central
Pennsylvania, ispiratore del noto motto di Pierre de
Coubertin “ l’importante non è vincere ma…! Durante il rientro all’interno della Busa del
Tiarfin, decidiamo di percorrere una traccia, non sempre leggibile, che taglia i
ripidi pendii, ben 60 metri più alta del sentiero percorso all’andata. La stanchezza
inizia a fare il suo corso, la lancetta del mio serbatoio delle energie è sul rosso fisso. Piano e con prudenza, raggiugiamo la Casera Razzo,
dove le nostre fatiche hanno termine. Una volta pronti si rientra, sino al campo base di Claudio, dove ci aspetta un
fresco succo di frutta e il suo meraviglioso Neil, il gatto color crema, dall’aspetto
sornione e filosofico, che sicuramente si sarà chiesto:<< Come mai gli
umani ambiscono a raggiungere il cielo, quando in basso si sta tanto bene? Per
essere felici basta una ciotola di croccantini, una d’acqua e delle coccole.>>
Il
Forestiero Nomade.
Malfa.
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