Pizzo Lovet
(1269 m.) da Inglagna.
Note
tecniche.
Localizzazione:
Prealpi Carniche- Dolomiti Friulane.
Avvicinamento:
Lestans-Toppo-Meduno- Lago di Redona-seguire indicazioni per Chievolis-Inglagna-Sosta
presso chiesetta, il sentiero parte alle spalle dell’edificio sacro.
Località di Partenza: Inglagna-Chiesetta
Dislivello: 906
m.
Dislivello complessivo: 906 m.
Distanza
percorsa in Km: 8 chilometri.
Quota minima
partenza: 360 m.
Quota
massima raggiunta: 1269 m.
Tempi di
percorrenza escluse le soste: 4,5 ore per via della presenza di neve nel tratto
finale.
In: Solitaria
Tipologia Escursione: Selvaggio.
Difficoltà: E.E.
Segnavia: Rari
ma preziosi ometti, bolli rossi sbiaditi.
Impegno
fisico: elevato
Preparazione
tecnica: medio-alta
Attrezzature:
No.
Croce di
vetta: No.
Ometto di
vetta: si
Libro di
vetta: No.
Timbro di
vetta: No
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli-Venezia Giulia - Tabacco. 028
2)
Bibliografici:
3)
Internet:
Periodo
consigliato: Tutto l’anno.
Da evitare
da farsi in: condizioni di sentiero ghiacciato.
Condizioni
del sentiero: Spesso inesistente
Fonti d’acqua: Si, rio Romarui
Consigliati:
Ramponcini da Erba e ramponi in caso di neve.
Data: 06
febbraio 2019
Il
“Forestiero Nomade”
Malfa
Racconto:
Chi la dura la vince, Pizzo Lovet volevo e Pizzo Lovet è stato. Bellissima escursione in ambiente selvaggio insieme al fido Magritte, con ciliegina finale, il cupolone del pizzo totalmente innevato e risalito con i ramponi a 12 punte. Spettacolo allo stato puro. 900 metri di dislivello e otto chilometri di percorrenza.
È stata una giornata
sorprendente, non immaginavo di raggiungere anzitempo il Pizzo di Lovet, pensavo
che la recente nevicata avesse compromesso seriamente l’ascesa invernale al monte.
Una gradevole sorpresa mi attende alle prime ore dell’alba in Val Tramontina, le
cime del Pizzo lovet e del Col di Luna sono quasi totalmente sgombre da neve. Nel
constatare che anche il versante orientale è privo di neve mi butto a capofitto
nell’avventura per risalire la valle solcata dal Rio Romarui.
Entusiasta e
carico di sogni mi avvio per la frazione di Chievolis, percorrendo
l’affascinante strada che costeggia a occidente il lago di Redona. Trovo la
viabilità mancante di neve, e straordinariamente malgrado le mie pessime
previsioni riesco a raggiungere il borgo di Inglagna senza patemi. Sosto l’auto
davanti la chiesetta, mi appronto con i materiali, zaino in spalla e parto, con
al seguito l’inossidabile fido Magritte.
A sinistra
della chiesetta, subito dopo aver superato il ponticello, inizia un vecchio
troi, raggiunto l’argine del Rio lo guado passando su dei grossi blocchi. Sull’altra
sponda mi attende un tratto di sentiero che è la continuazione del troi, le remote
mura a secco ne sono una storica testimonianza, ma dopo pochi metri scompaiono,
lasciando la via ad un‘esile traccia che risale la sinistra orografica del rio.
Questo
tratto l’ho esplorato da poco tempo, dopo alcune centinaia di metri la traccia si
biforca poco sopra una breve cascata, stavolta non seguo erroneamente quella a
sinistra, ma mi spingo avanti un paio di metri sul greto del torrente. Camminando
in equilibrio su dei massi mi ritrovo sull’altra sponda, dove scorgo il primo
di una lunga serie di ometti che mi guiderà.
Il sentiero
è bene marcato, i radi bolli rossi pilotano e i simpatici ometti sono
onnipresenti. La facilità del percorso mette le ali ai piedi, in breve, dopo
aver risalito un erto pendio sbuco sul sentiero che a destra porta alla
frazione di Clez, mentre a sinistra prosegue per il Pizzo Lovet, ancora alcune
centinaia di metri e sono sopra una crestina. Dalla bellissima posizione
raggiunta la visuale si apre sul maestoso monte Frascola, l‘aquila rocciosa e
la valle sottostante, noto che il lago del Ciul è totalmente ghiacciato. A
destra della crestina si prosegue per la forcella Dodesmala, mentre a sinistra
tra i mughi si intravede una traccia che devo seguire per la meta. Dopo la
prematura scomparsa del mio storico
zaino ho riesumato il vecchio” Mammut” ancora efficiente, decido di
liberarmene con tutto il peso, portandomi al seguito per il tratto finale solo la
sacca con lo stretto necessario. Avendo intravisto il tratto finale totalmente innevato,
decido anzitempo di calzare i ramponi da 12 punte, e naturalmente con Magritte al
seguito, inizio il tratto più affascinante dell’intera escursione. La crestina
termina a ridosso di una parete rocciosa che evita a destra con una cengia,
essa, quest’ultima mi guida, aggirando il costone per poi risalire (sempre per
cengia) un tratto più incassato e ripido, quasi verticale, ma per nulla
trascendentale, bisogna solo prestare attenzione.
Una serie di
stretti tornanti mi accompagna sul dorso che precede il tratto finale. La
cresta è totalmente ricoperta di neve, dura sul versante nord mentre sul lato
esposto al sole è molle e infida, procedo a centro, cercando la neve più dura
per avere più presa con i ramponi. Magritte è sereno, non affonda con le
zampette nella neve, quindi si diverte. L’ultimo tratto è quello più faticoso
per la ripidezza, naturalmente procedo a occhio, zizzagando per diminuire la
fatica, finché mi mancano pochi metri, ed ecco re sole travolgermi di luce con
tutta la sua onnipotenza. L’attimo in cui si raggiunge la meta è sempre un
momento speciale, ha il potere di azzerare la fatica, caricando lo spirito di
autostima e beatitudine. Questa piccola vetta mi serba un ometto con un rametto
secco e dritto, sono giunto a capolinea. Magritte, come è suo solito fare, si
adagia presso lo zaino, per concedersi la sua proverbiale dormitina di vetta.
Nel cambiarmi il pile, avverto un intenso calore sulla pelle, allora decido di rimanere
in mezze maniche, delirio, in pieno inverno sulla neve sentire il sole che mi
abbraccia è un lusso. Il paesaggio è spettacolare, dal vicino Col di Luna, alle
cime rinomate delle Prealpi del pordenonese. Mi allieto lo spirito e ringrazio
per la benevolenza la montagna, oggi, come non mai, la sento mia. Dopo l’idilliaco
lasso di tempo trascorso sul vertice del Pizzo di Lovet, mi avvio al rientro,
superati in discesa i pendii innevati, in breve mi ritrovo alla forcella dove
ho lasciato lo zaino e da dove tiro fuori i viveri per concedermi la lauta
pausa.
Mentre
consumo il pasto insieme all’amico, ammiro la meta appena conquistata, la
temperatura stranamente è mite, e non solo questa benevola sensazione è dovuta
ai raggi UV, oggi era scritto che dovevo salire quassù, in codesto paradiso
selvaggio, l’ideale per chi vuole stare solo in compagnia con la natura.
Il rientro
avviene dolcemente per lo stesso sentiero dell’andata, arrivo giù, al borgo di
Inglagna, con una strana sensazione, da paragonarsi all’estasi, sono stato
davvero bene, ho passato un’escursione come da tempo non la vivevo. Sole,
natura, cielo azzurro, tutti gli elementi che amo racchiusi in un’unica valle,
la Val Tramontina.
Il
Forestiero Nomade.
Malfa.