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lunedì 21 settembre 2015

Tiarfin Est 2399 m.



Anello del monte Tiarfin 2399 m, da Casera Razzo.

Note tecniche.

Localizzazione: Monte Tiarfin -cima est: Gruppo del Bivera

Avvicinamento: Tolmezzo - villa Santina – Ovaro val Pesarina –Casera RAZZO

Punto di Partenza: Casera RAZZO 1733m.

Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore con buon allenamento.

Dislivello complessivo in salita: 1200 metri.

Distanza percorsa in Km: 19,5.

Quota minima partenza: 1733 m.

Quota massima raggiunta: 2399.

Quota minima raggiunta: 1516 m.

Condizioni Meteo: Soleggiato.

Segnavia: CAI-208-211-209-210

Fonti d’acqua: Nei pressi delle malghe, e in quota fino a 2000 m.

Attrezzature : Nessuna.

Cartografia consigliata. Tabacco 01 e 02.

Difficolta Tecnica: Escursionistico, tranne il tratto dalla forca Rossa alla cima del Tiarfin cima est.

Passaggi esposti: Il salto sotto la cima del Tiarfin (I° grado)

Impegno fisico: Impegnativo per la lunghezza dell’anello.

Pericoli oggettivi: Nessuno.

Data: 19 settembre 2015

Condizioni del sentiero: I sentieri CAI ben segnati e marcati.

Periodo consigliato: Luglio –ottobre.

 
Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa.


Nella prima settimana di luglio coronavo un mio vecchio sogno, le cime del Clap Savon e Bivera da casera Razzo, ricordo l’arrivo a Casera razzo, a fatica riuscivo a guidare, distratto dalle montagne che avevo a sud.

La Bianca e rocciosa cresta del Tudaio, e dietro di essa il gioiello nascosto “il Tiarfin”.  Durante il primo tratto di escursione ero costantemente attratto dalla cresta bianca, mi chiamava e incantava come le sirene di Odisseo. Finalmente giunge l’atteso giorno, non resisto al richiamo e mi preparo per vivere questo sogno. So che vivrò momenti commoventi, sono pronto, voglio vivere questa escursione attimo per attimo. Attraverso la Val Pesarina alle luci del mattino, ammirando le cime alla mia destra tra cui l’ultima conquista “la Terza Grande”.  Giunto a casera Razzo sosto nello spiazzo antistante. Mentre mi preparo   ammiro la catena rocciosa del Brentoni posta a occidente, la temperatura è fresca, zaino in spalle, si parte. Il sentiero 208 parte pochi metri a destra dopo la Casera Razzo in direzione del valico di Ciampigotto. Individuati nel prato alcuni cartelli CAI seguo le indicazioni che mi portano al boschetto antistante, la traccia dopo il primo tratto erboso si fa più marcata. Davanti a me il Col Marende, che aggiro da sinistra sul versante occidentale. Sentiero molto umido e scivoloso, sia per l’abbondante pioggia del giorno precedente e che l’esposizione a occidente. Risalgo il pendio boschivo del monte, tra larici e ontani, aggirando a sinistra una piccola conca, guadagnando quota e raggiungendo la piccola sella che collega il col Marende alle pareti meridionali della cresta del Tudaio. Convinto che al ritorno non ripasserò da qui, salgo la settantina di metri di dislivello che mi separano dalla piccola cima del Colle. Ammirato il paesaggio circostante ridiscendo nella sella e proseguo verso la Forca Rossa per sentiero, sul ghiaione ben marcato e dalla lieve pendenza. Raggiunta la base della forca, la risalgo con cautela a causa delle ghiaie e del terreno instabile, superato qualche tratto eroso raggiungo la forcella per comode balze erbose. Superata la Forca mi trovo davanti un’accattivante scenario “la Busa del Tiarfin” splendida e selvaggia conca alpestre circondata a nord dalla cresta del Tudaio e a sud dal massiccio del Tiarfin con le sue tre cime. Scendo di alcuni metri, dove è posto un cartello con indicazioni CAI. Proseguo a sinistra, superando dei grossi massi con qualche ometto, (alcuni ometti e un paletto CAI indicano il sentiero 224 che sale alla forcella che unisce le pareti dirupate del Tiarfin e la cresta orientale del Tudaio). Per il Tiarfin seguo alcuni ometti in direzione nord-est immettendomi nella lunghissima traccia che taglia il ghiaione. Poco sotto a metà tra la cime a ovest e quella a est del Tiarfin abbandono il sentiero, risalendo il pendio che ha come vertice la forcella superiore posta tra le due cime. Scelgo i passaggi migliori tra rocce e zolle erbose e aiutato da qualche raro ometto, raggiugo in breve la sella. Mi fermo ad’ ammirare il paesaggio circostante, a oriente le pareti meridionali del Crodon del Puntioi, dietro di esso le inconfondibili sagome del Clap Savon e del Bivera. La mia meta (Tiarfin cima est) è posta alla mia sinistra, nel frattempo della nebbia è risalita dal basso e rende più eccitante l’ultimo tratto. Mi sento carico, procedo senza timori. Un’ esile crestina mi porterà ad essa, superandola in alcuni tratti a sinistra, o seguendo la sottile linea di cresta fino a pochi metri della paretina articolata. Qui lascio lo zaino che mi farebbe da inutile zavorra e proseguo verso l’ultimo tratto. Trovandomi alla base del salto ne studio i punti deboli, si sviluppa tra due intagli, lo risalgo a sinistra sul lato più esposto ma con più appigli e appoggi. Risalendo la paretina mi sposto lateralmente a destra superando il secondo intaglio e conquistando la cresta terminale, ultimi metri prima dell’ometto che ne indica il vertice. Spettacolare visione a 360° sulle meravigliose Alpi Carniche e Dolomiti Friulane, e le grandi cime delle Dolomiti bellunesi, ne riconosco alcune, tra cui l’inconfondibile Pelmo. Tutto intorno è dirupato e selvaggio, eccitante e mirabile visione. Le emozioni sono indescrivibili, l’azzurro domina il cielo e sembra prevalere nella lotta con le nuvole, un ultimo sguardo alla meravigliosa visione e scendo dalla cima. Nel tratto delicato adotto la tecnica dell’aragosta “come salgo, scendo”.  Ripreso lo zaino mi porto al centro della sella, è ancora presto e il meteo tende al bello, decido di adottare il piano B, cioè di prolungare l’escursione!  Osservo la cresta della Crode del Puntuoi, non mi entusiasma per questa escursione, mi giro a occidente e vengo attratto dalla traccia sul ghiaione sottostante che volge verso la parete Ovest del Tiarfin. Ripercorro i miei passi a ritroso scendendo rapidamente il pendio e risalgo la marcata traccia sul ghiaione fino a sotto la piccola forcella tra le cime ovest e centrale del Tiarfin, decido che sarà per una prossima volta. ritorno indietro fino al cartello con le direzioni posto sotto la Forca Rossa. Uno sguardo alle mappe, si, ho deciso, farò l’anello che dalla Busa del Tiarfin mi riporterà a Casera Razzo passando per le malghe di Tartoi e Tragonia. Ho calcolato un tempo complessivo di tre ore, parto seguendo il sentiero CAI 208. Entusiasta per il paesaggio circostante vengo catturato dalla bellezza, mi chiedo se non è il caso che mi abbandoni, fotografo e son rapito, vorrei fermarmi a lungo piuttosto che camminare! Qualche piccolo segno CAI è posto tra le rocce, ma proseguo a intuito mirando al fondo valle. Ammiro le plastiche pareti del Tiarfin, una scultura degna di un grande maestro, e la verde e ripida cresta del Tudaio. Il sentiero segue una linea immaginaria tra affioramenti rocciosi e piccole conche, fino a nascondersi dentro un bosco di mughi. Lontano scorgo la più bella mostra di montagne che ho visto in un solo colpo d’occhio, magia, ma sto sognando? Mi riprendo, il sentiero svolta perdendo quota verso occidente e successivamente a meridione, avendo come punto di riferimento alla mia destra le rocciose pareti del Monte Piova. Raggiungo una distesa prativa, all’incirca a quota 1870 m. vengo preso da commozione, tutt’intorno è un paradiso, la parete meridionale del Tiarfin come una cattedrale gotica domina il mio sguardo, i larici, gli abeti rossi, la cresta del Tudaio fanno il resto. Immagino di essere al centro di un accampamento di Celti, ne sento la presenza, nei loro volti leggo il sorriso, mi sento loro fratello, il fratello normanno, sono ospitali e cortesi. Raggi di sole baciano la mia pelle, mi emoziono, una goccia non di sudore solca il mio viso. Tante emozioni oggi, lo immaginavo, ma non mi aspettavo di tale intensità. Ripreso il sentiero perdo costantemente quota nel bosco sottostante le pareti del monte Crusicalas, dall’alto scorgo la valle del Tagliamento e l’abitato di Forni di Sopra, mi chiedo se non ho esagerato nel proseguire.  Un ‘occhiata all’orologio e il meteo clemente mi convincono del contrario! Perdendo quota dall’alto avvisto la malga Tartoi, poco dopo la raggiungo. Tavoli pronti per una festa immaginaria, ma è chiusa. Una croce in legno è posta in mezzo al prato, penso ridacchiando, che è lì ubicata per gli eretici, un asino mi si avvicina, mi ricorda l’episodio di Nietzshe a Torino, lo accarezzo, e penso: - Caro fratello tu si che hai compreso tutto ! - Mi commiato dall’amico quadrupede. Il sentiero assumendo la doppia numerazione (208-211) prosegue per una carrareccia che scende verso Forni, dopo alcuni tornanti raggiungo il punto più basso dell’escursione (quota 1523 m). Un sentiero a sinistra con indicazioni per la malga Tragonia (variante) mi fa guadagnare quota inoltrandosi all’interno del bosco sottostante il Pic di Siela.  Attraverso una carrareccia (indicazioni CAI), breve tratto nel bosco per poi riprendere il tratto sterrato fino alla casera di Tragoria. La malga è aperta al pubblico,  seguole indicazioni a sinistra, il sentiero abbandona definitivamente la carrareccia assumendo la nuova numerazione(209). Comincio a sentire la fatica, breve sosta, finalmente assumo un po’ di energie, uno sguardo al cielo, grossi nuvoloni neri a oriente combattono con gli sprazzi di azzurro a occidente, sperando nella vittoria di quest’ultimi riprendo il cammino. Il sentiero 209, ben marcato con leggera pendenza risale alle pendici del Col di San Giacomo, raggiugendo la Forcella della Croce di Tragonia, una conca prativa, forse un ex laghetto. Sono incantato, un altro gioiello in questa splendida escursione. Al centro della conca è posto un cartello con varie indicazioni, seguo quelle per Casera Razzo, numerato 209 in direzione nord. Raggiunto un piccolo intaglio (quota1973 m.) inizio la discesa verso il pendio sottostante. Il sentiero attraversa il prato in direzione nord, fino ad incrociare la carrareccia che domina dall’alto la Casera Mediana. Svoltando a destra mi avvio a fare l’ultimo tratto dell’escursione, risalendo con leggera pendenza fino alla sella che domina Casera Razzo e successivamente il parcheggio posto davanti alla malga. Il meteo ha retto, un cane lupo nero si aggira intorno all’auto, più che un cane mi ricorda un lupo, un lupo solitario.

Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa.















































































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