Leggendo le escursioni consigliate da Roberto Mazzilis sulla
famosissima guida “Per SENTIERI SELVAGGI”, sono rimasto catturato dall’anello del
Monte Pleros. Montagna tosta e poco frequentata, un’escursione
ideale per vivere il selvaggio, la solitudine,senza l’aiuto di tracce, di cavi,
segni, e soprattutto lontano dalla massa. Nella “Guida dei monti d’Italia” il
Pleros è descritto così: ”La cima del monte Pleros è raggiunta assai di rado in
quanto la salita risulta faticosa e di minore interesse rispetto alle altre
cime del Gruppo”, un motivo in più per invogliarmi. Partenza come sempre alle
prime ore del mattino, arrivo ai Piani di Vas che è ancora notte, ampio
parcheggio, cielo terso, temperatura fresca, zaino in spalle si parte. Risalgo lungo
la carrareccia che supera delle strutture adibite a svago, dopo un breve tratto
di bosco la strada esce nuovamente allo scoperto nei prati sommitali dei Piani
di Vas. Un cartello con delle indicazioni è posto al bivio, entrambe le diramazioni
portano al Rifugio Chiampizzulun: a sinistra si va al monte Talm , a destra alla
casera di Tuglia, passando per il versante nord del monte Pleros. Logicamente
prendo l’ultima diramazione citata, sentiero numerato CAI 227. La carrareccia inoltrandosi nel bosco, gradatamente
si va assottigliando fino a raggiungere la Casera Campiut di basso (in
restauro); prima di quest’ultima il sentiero svolta a sinistra risalendo il
pendio del bosco, fino a giungere in una piccola sella con cartello e indicazioni.
Proseguendo a sinistra il sentiero assume la numerazione di 228 raggiungendo la
sella di Talm, seguo la traccia a destra con indicazione Casera di Tuglia. Nel
primo tratto perde leggermente quota tagliando il prato di sotto e sfiorando a
sinistra i ruderi di casera di Campiut alta. In seguito riprende quota inoltrandosi
nella rada boscaglia di Larici, superando un primo rio secco. Verso quota 1610
m. mi trovo al cospetto del successivo rio, segnato con un paio di ometti a sinistra,
l’inizio del percorso che porta perpendicolarmente alla base delle pareti della
Creta di Fuina. Mantenendomi al centro dell’impluvio lo risalgo, accompagnato
dai radi ometti, che con il guadagnare di dislivello si portano sul lato destro,
salita divertente e nemmeno tanto difficile. Con calma scelgo i punti migliori,
qualche masso da superare in semplice arrampicata. Nella parte terminale il canale
si allarga in un’ampia conca detritica, risalgo mantenendomi sul margine destro
fino a raggiungere la base delle pareti rocciose del Fuina. Con l’intuito supero a sinistra un grosso
masso, (passaggio di I grado non esposto), e mi ritrovo su un’esile traccia
segnata da radi bolli rossi sbiaditi e ometti. La traccia a sinistra porta al
Pleros, quella a destra si abbassa nel sottostante lariceto posto tra i due
marcati canaloni. Proseguendo a sinistra seguo l’esile traccia posta tra le bancate
rocciose del Monte Fuina e il terrazzo detritico, risalgo un breve ripido pendio
misto a zolle erbose e ghiaie, fino a intravedere una rampa che immette in un
canalone dominato dalle impressionanti pareti della creta di Fuina. I radi
ometti mi guidano a risalire gli ultimi metri del pendio, fino a superare la
rampa rocciosa e risalire l’incassato canalone (la strategia migliore è mantenersi
alla sua base) evitando di seguire le molteplici tracce ingannevoli, alcuni
ometti mi accompagnano fuori dal canalone, risalendo gli ultimi metri del
pendio erboso e raggiungendo la forcella del Pleros. Breve sosta, ad ammirare
il profilo alpinistico occidentale della creta, degna di essere scalata dai
miei amici. A sinistra, guardando a oriente il ripido prato con le bianche rocce
incastonate, che risalendolo porta alla cima. Riprendo il cammino Seguendo i radi
ometti e bolli, scegliendo il percorso migliore, che in pochi minuti mi porta
sulla piccola vetta, materializzata da due croci: la prima posta al centro
distrutta da un fulmine, la seconda posta a oriente, sul ciglio della cresta.
Finalmente in cima, zaino a terra, felicissimo ed euforico, tutt’intorno le più
belle cime del Friuli, a nord le vette austriache, a occidente le dolomiti, cielo
è limpidissimo e nemmeno una nuvola in lontananza; l’ideale per chi ama la
montagna, mi concedo del tempo per meditare, sognare, osservare, mangiare un
frutto, senza fretta di scendere. A meridione
i ripidi pendii erbosi del Pleros dominano la val Pesarina, apro la cassetta
del libro di vetta, l’ultima annotazione risale a quindici giorni prima, penso
che il Pleros sia un morbido cuscino d’erba posto in un oceano di roccia, l’ideale
per chi vuole fuggire dal mondo contemporaneo per ammirare uno dei più begli spettacoli
del mondo “ Le Alpi Carniche”!
Monte Pleros (m 2314)
dai Piani di Vas.
Non è retorica, ma rientrare è dura! Come capisco chi
raggiungendo un’alta e ambita cima, è preso da uno strano sentimento, di
lasciarsi andare, il morire sulla cima, ma vigliaccamente mi alzo in piedi,
zaino in spalle e rientro, lentamente, stando attendo a non incorrere in slogature
o peggio. Felicissimo di questa montagna, che pur essendo snobbata dalla massa,
mi ha regalato attimi di libertà.
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
Note tecniche.
Gruppo: Siera/Creta Forata- Alpi Carniche.
Avvicinamento: Tolmezzo-Ovaro-Rigolato- Dal centro di
Rigolato indicazioni per Laudaria-Piani di Vas, ampio parcheggio quota 1250.
Punto di Partenza: Piani di Vas, quota. 1250
Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore.
Dislivello: 1064
Dislivello complessivo in salita: 1225
Distanza percorsa in Km: 14 km.
Quota minima partenza: 1250
Quota massima raggiunta: 2314
Condizioni Meteo: Splendida giornata di sole.
Segnavia: CAI 227; Ometti e sbiaditi bolli rossi.
Fonti d’acqua: Nessuna.
Difficoltà: Turistico: Dai Piani di Vas fino ai ruderi di
casera Campiut; Dal rio fino alla cima per escursionisti molto esperti.
Attrezzature:
Cartografia consigliata. Tabacco 01
Data: Sabato 29 agosto 2015
Condizioni del sentiero: Dal rio si procede a intuito.
Periodo consigliato: Luglio –settembre.
Il vostro “ Forestiero Nomade”.Malfa.