Monte
Zauf
Localizzazione:
Alpi Carniche - Gruppo del Bivera
Avvicinamento:
Lestans- Pinzano- Cornino. Villa Santina-Enemonzo- Socchieve -Ampezzo -Cima
Corso -Forni di Sotto. Bivio frazione S. Antonio-Strada rotabile che porta al
sentiero 214- Indicazioni per Casera Costa Baton. Dopo una serie di tornanti.
lasciare l’auto presso uno spiazzo adiacente a una capanna in legno. Quota 1300
m. circa.
Regione:
Friuli -Venezia Giulia
Provincia
di: Udine
.
Dislivello:
1059 m.
Dislivello
complessivo: 1059 m.
Distanza percorsa in Km: 10, 59
Quota minima partenza: 1300 m.
Quota
massima raggiunta: 2275 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
solitaria
Tipologia
Escursione: panoramica-selvaggio
Difficoltà:
Escursionisti Esperti
Tipologia sentiero o cammino:
sentiero CAI e carrareccia- ripidi versanti di ghiaia misti a erba senza tracce
e radi ometti da non prendere in considerazione per la provata improbabilità di
guida per l’orientamento.
Ferrata-
Segnavia:
CAI 212A;213; 214;
Fonti
d’acqua: si, molteplici
Impegno
fisico: alto
Preparazione
tecnica: media
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: Istallato
barattolino spiriti liberi
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 02
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: giugno -ottobre
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
:
Consigliati: GPS, in caso di nebbia impossibile orientarsi nella parte alta
dell’escursione.
Data: 02 settembre
2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Finalmente ho
raggiunto la meta ambita, quella di decidere ogni mattino cosa fare della mia
vita, senza avere l’obbligo morale o civico di recarmi in un luogo lavorativo
per effettuare le operazioni previste e dovute. Si ritorna ragazzini, come
quando ci si alzava presto, e dopo una frettolosa colazione (la mia povera), si
andava a giocare per strada, osservando il mondo degli adulti con le loro strane
abitudini (il lavoro). In fondo un pensionato non è che un bimbo cresciuto,
pieno di acciacchi ma con tanti sogni ancora da realizzare. Mi autodefinisco
pensionato spirito libero, non ho mai smesso di sognare, consapevole che le
mete vanno perseguite e raggiunte. Il giorno dopo che ho raggiunto il trattamento
di quiescenza mi reco in montagna, e come prima uscita scelgo di effettuarne
una in solitaria. Dopo tanti anni, le mete sconosciute e vicine sono poche,
spulcio nel taccuino di quelle da farsi, lo aggiorno, e tra i nomi noto il
monte Zauf.
Questa elevazione l’ho
segnata tempo fa, dopo aver fatto in solitaria l’anello del monte Rancolin.
Allora, ben quattro anni fa, ero distratto dall’entusiasmo della conquista, e
non ho notai l’elevazione dello Zauf. Stavolta procedo alla volta di Forni di
Sotto con una certa tranquillità stranamente spoglia di quell’eccitazione che
precede l’escursione. Conosco la valle che devo percorrere, quindi, cercherò di
cogliere l’attimo. Raggiunta la frazione di San Antonio (832 m.), devio per la
carrareccia che risale il ripido pendio boschivo del Boscoro Chiampogne. Mi
precede un fuoristrada, e distrattamente non vedo un divieto di transito.
Presso la quota 1300 metri, dove la strada cementata cede il passo a uno
sterrato, lascio l’automezzo presso un capanno, mi appronto e inizio il cammino
solitario.
La carrareccia, con andamento sinuoso, risale
il pendio boschivo, a volte dalle fronde della vegetazione filtra uno specchio
di panorama da dove posso ammirare le dolomiti friulane. Dopo pochi minuti di
cammino raggiungo una località prativa, dove spiccano le belle casette
restaurate e un rudere, identifico la località sulla mappa con il toponimo Fienili
Preson. Durante il secondo conflitto
mondiale, la località di Forni di Sotto, fu incendiata per rappresaglia dai nazisti,
e la popolazione cercò e trovò rifugio in questi stavoli. Anch’io oggi per
motivi diversi cerco rifugio in questa valle, sicuramente per sfuggire dallo
stress del quotidiano vivere, e questo luogo è l’ideale panacea. Ai margini del
prato la carrareccia continua la sua ascesa (sentiero 212A), e dopo un tornante
la lascio, per iniziare il sentiero vero e proprio. Una traccia ben battuta e
segnata risale la valle, la pesta è parallela al sovrastante sentiero 214, che
scorre ben 200 metri di quota in su. Il 212A è un sentiero naturalistico,
numerose tabelle esplicative sono poste lungo il tracciato. Mi fermo in tutte
per rendermi edotto sulla flora locale. Il mio passo è lento e di proposito,
affinché mi possa gustare tutto il meraviglioso ambiente. Ammiro come uno
scolaretto la ricca fioritura, le piccole cascate, i ruscelli e la notevole e
variegata vegetazione arborea. Il meteo non è felice come il mio spirito. Delle
nubi basse transitano velocemente, oscurando il sole e creando un’atmosfera spettrale.
Non piove e sicuramente non pioverà, sarà sicuramente un’escursione
introspettiva e poetica. Il sentiero conduce alla Casera Costa Baton, l’ideale
per fare una sosta. Entro all’interno del riparo, non me lo ricordavo più. La
struttura è ben attrezzata per ospitare il viandante, munita di stufa a legna,
tavolo, e un piano ammezzato con brande. Compilo il registro dei visitatori, e
gioco con mazzo di carte da gioco, componendo un poker ed estraendo dallo
stesso mazzo la regina di cuori, che identifico con la montagna. Lascio la
donna di cuori sul tavolo, chiudo la porta e proseguo a nord per la meta. Un
sentiero ben marcato si inoltra nel vallone a nord, risalendo sino alle creste
detritiche. Presso un enorme masso stanno segnate le varie diramazioni, miro alla
forcella del Rancolin posta a metà tra l’omonimo monte e il ripido versante del
monte Zauf.
Dalla forcella a causa
della nebbia la visione mi è preclusa. Mi par di notare una traccia che sale al
monte Zauf per un ripido crinale, devo superare o aggirare un fitto boschetto
di mughi. Alcune erosioni antropomorfe attirano la mia attenzione, specie una
con un foro. Risalgo il ripido pendio detritico del versante nord-orientale, ma
è molto faticoso. Degli ometti m’ingannano e per questo non li seguo, mi sposto
lateralmente, sempre salendo verso nord, superando alcune lingue di ghiaie
intervallate a tratti misti ad erba. La ripidezza è costante, si tratta di
risalire circa trecento metri di ripido pendio. Continuo a salire, sempre a
nord, guadagnando quota, nella speranza di aggirare i salti dolomitici, e
infatti un varco lo trovo, esso mi conduce fino alla cresta (piccolo ometto). La
visione si apre su uno scenario sorprendente. Sono passato dai ripidi declivi a
un ampio anfiteatro carsico. Percorro istintivamente e in senso antiorario il
margine del cratere, mirando alla cresta meridionale, dove spero di aver
individuato la massima elevazione. Il paesaggio è lunare. La visione mi
rassicura, sicuramente anticamente il sito ha ospitato l’antica civiltà
carnica, e immagino i riti sacri e propiziatori dei sacerdoti. Non a caso il
monte Zauf è al limite del Pian delle Streghe. Con passo sereno e con piglio da
spirito libero mi avvicino alla vetta, percorrendo i dorsi che tanto mi ricordano
per morfologia le montagne della vicina Slovenia. Ecco la vetta, ovvero un
cocuzzolo, molto esposto in più lati, specie sui versanti settentrionale e meridionale,
dove spicca l’affilata cresta che conduce alla seconda cima, ovvero monte Zuaf
est, più bassa di trenta metri. Raggiungo la cima del monte Zuaf ovest, 2275 m.
trovo solo pochi sassi a materializzare uno sparuto ometto, e tutto intorno il
silenzio è assolto dalla bruma e dal piano detritico. Isso sulla cimetta il vessillo
degli spiriti liberi, la bandiera rossa con su dipinto il teschio pirata. Mi
giro intorno, tutto intorno il vuoto, provvedo a scavare una buchetta dove
alloggiare alla meglio il barattolino per i viandanti. E di seguito mi siedo,
ammirando, per quanto le nubi mi concedono, il maestoso paesaggio. La quiete regna
sovrana, è proprio un mondo incantato, l’ideale per chi vuol stare serafico,
lontano dalle rovine del quotidiano e dagli stolti. Aspetto che le nubi si
diradino, riconosco a nord le figure del monte Clapsavon e del Monte Bivera, ma
la nebbia persiste. Decido di rientrare, la bruna avanza e avvolge tutto. Percorro
il perimetro dell’anfiteatro a ritroso, per un tratto sono a ridosso delle
esposte pareti rocciose, leggo la traccia sul GPS che ho creato e mi dirigo al
punto di accesso della cresta. Ecco, l’ho trovato, ora scendo in libera,
cercando nel pendio detritico le tracce di qualche animale selvatico, che
fortunatamente scorgo. Miro a sud-ovest, alla forcella del Rancolin, e con un
percorso trasversale raggiungo l’obiettivo. Aggiro il fitto boschetto di mughi
ed eccomi in forcella. Dal basso scruto verso il monte Zauf, è ancora avvolto
da nubi, mentre il monte Rancolin se ne è liberato, svelando una arcigna figura
dolomitica. Rientro per il sentiero dell’andata, ho fame, mi dirigo alla casera
Cost Baton, che dista alcune centinaia di metri, Raggiunto il riparo, sosto all’esterno,
approfittando di una panca. Tiro fuori dal sacco la borsa viveri con all’interno
delle deliziose frittelle, e nutrendomi continuo ad ammirare il selvatico
paesaggio. La cresta del Monte Zauf par liberarsi dalle nubi, la posso finalmente
ammirare, mentre a sud un cielo cobalto brilla di lucentezza. Il Sole sbuca tra
le nuvole e rende più luminoso il paesaggio. Riprendo il cammino a ritroso, nel
silenzio assoluto, pensando che ero l’unico viandante che transitava in valle,
e questo mi piace. Sorrido! Penso alla nota solitudine dei numeri uno, e mi
viene in mente quella cara vecchina che spesso mi raccomanda di non andare mai
solo in montagna. Se sapesse di un noto detto popolare siciliano, citerei:<<Megghiu
suli ca mali accumpagnati” (meglio da soli che con cattiva compagnia)>>.
Anni fa percorsi la valle con il fido Magritte, confesso che oggi l’amico a
quattro zampe mi manca, ho sempre preferito la presenza degli animali a quella
degli uomini, e in mancanza dei penultimi preferisco una sana, proficua,
liberatrice e rigeneratrice camminata in solitaria. In fondo chi va da sé e con
sé gode per tre. Il Forestiero Nomade.
Malfa.