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domenica 28 gennaio 2018

Monte Giaf da San Francesco (Val d ‘Arzino).

 
Monte Giaf da San Francesco (Val d ‘Arzino).

Racconto.

Prima uscita dell’anno dopo un mese di interruzione.

Le vacanze natalizie trascorse nella bella Palermo e l’intervento chirurgico alla falange della mano sinistra mi hanno allontanato per un po’ dai sentieri. Dopo un mese è stato duro riprendere il ritmo e soprattutto non avevo idea di dove andare. Le cime note e accessibili della zona le ho fatte tutte, lo spirito avventuriero continuamente affamato non è cambiato.

Ho bisogno di fare esperienze in montagne sconosciute. Non m’importa la quota e non temo le difficoltà tecniche, ho assolutamente bisogno di non sapere cosa mi aspetta. Con lo spirito passionale che brama conquiste osservo le varie mappe topografiche, cercando un sentiero che mi ispiri. la mia attenzione cade sulla valle a nord dell’Arzino e dai monti che circondano il piccolo borgo di San Francesco. Dalla mappa leggo di una strada forestale che conduce fino alla sella di Giaf, intuisco che raggiungere la piccola cima omonima non sarà un’impresa.

Stampo la mappa, segno in rosso il sentiero da percorrere e la imbuco nello zaino. L’indomani esplorerò il piccolo rilievo insieme al prode Magritte.

La giornata, confermando le previsioni meteo è stupenda, malgrado la temperatura sia intorno allo zero, mi scalda il cuore la bellezza e l’intensità del cielo azzurro. Da casa raggiungo in breve l’imbocco della Valle dell’Arzino che risalgo passando per Anduins fino a inoltrarmi nella stretta valle.

Raggiunto il borgo di San Francesco, procedo con intuito dentro l’abitato, trovandomi a ridosso di un ponticello di colore azzurro che attraversa il torrente dell’Arzino, lo supero con l’auto, trovando successivamente conveniente procedere a ritroso e lasciare il mezzo poco prima del ponticello, presso una grande piazzola che sovrasta il campo di calcetto (370 m.).

Lesto mi preparo e mi metto in movimento, soprattutto per scaldarmi. Subito dopo il ponticello sull’Arzino inizia il sentiero, è una strada forestale, sorprendentemente segnata CAI e numerata 81A. Nella tabella sono segnati i tempi, è scritto che ci vogliono 2,5 ore per raggiungere la casera di Giaf, non sapevo che ci fosse tale edificio. <<Bene!>> Esclamo. Con passo lento inizio il cammino, chi ha falciato l’erba l’ha lasciata sul selciato, questo rende morbida la progressione, è un buon inizio.

 La bella carrareccia con una serie di svolte guadagna quota, in alcuni tratti si nota che la roccia è stata scavata per rendere più comodo il passaggio, sicuramente serviva a rendere accessibile la casera ai mezzi ruotati, per molti aspetti mi ricorda quelle strade costruite dai genieri alpini durante la “Grande Guerra” a ridosso del confine.

In meno di due ore raggiungo l’ampia sella, mi aspetta una gradita sorpresa, una bella casera (quota 956 m.), ristrutturata e ospitale. Presso l’edificio noto un piccolo laghetto artificiale, il ghiaccio che lo copre rivela la persistenza della bassa temperatura. Entro brevemente dentro l’edificio, ne visito le stanze, presso l’uscio è posto il libro dei visitatori, apporto la firma rinviando il commento finale al rientro dalla cima.

Magritte durante la salita è sempre stato costantemente dietro, mi è parso affaticato, ora è sorprendentemente redivivo, pimpante come non mai, l’amico, furbetto, vista l’età ha imparato a preservare le energie. 

Per la cima proseguo dietro la casera, direzione nord, attraverso un prato dorato, la cima, ben visibile a occhio nudo, dista solo poche centinaia di metri. Dai margini occidentali del prato posso ammirare il sottostante vallone che conduce a Tramonti di Sotto, anche la traccia CAI prosegue per la località precedentemente citata, la mia direzione prosegue per la vetta del monte Giaf.

Dopo il prato seguo la labile traccia, che risale la crestina inerbita e adombrata da una rada pineta. Avvicinandomi alla cima la traccia si fa marcata e regolare e con ampie diagonali rende meno difficoltosa la progressione. Dopo pochi minuti mi ritrovo sotto la vetta. Il sentiero marcato prosegue a nord, io devio a sinistra guadagnando la massima elevazione materializzata da una serie di giovani faggi.

 La visibilità è occultata dalla rada faggeta, ma spostandomi nelle varie direzioni riesco ad ammirare quello che la vegetazione cela.

È una vera cima anche se di bassa quota (1085 m.), non ci sono ometti e croci, solo la natura selvaggia, intuisci che sei in vetta solo perché da essa se ti sposti in qualsiasi direzione ti abbassi. Cercavo la natura vergine, e l’ho trovata.

Sosto il tempo necessario per fare delle foto, Magritte si gode il sole e intuisce che dopo ritorneremo alla casera, infatti, appena indosso lo zaino, scatta velocemente, invitandomi a non attardarmi. È una gioia vederlo giocherellare, sul prato sottostante nei pressi della casera dà il massimo di sé, esibendosi in un rotolamento sull’erba come se fosse neve.

Raggiunta la casera, io entro dentro mentre il fido sale sul tavolo pronto per ricevere il rancio. Ispeziono di nuovo i locali: aprendo le ante dell’armadietto della dispensa noto l’assenza di vettovaglie e le stoviglie in plastica rosicchiate sicuramente da un topino affamato e dispettoso. Esco all’esterno per sfamare l’amico, ma fuori fa freddo, mi rifocillo all’interno, usufruendo del vecchio tavolo mentre osservo il fido che diligentemente fa la guardia, di tanto in tanto ringhia e abbaia (avrà sentito la presenza di qualche animaletto), per poi ritornare vigile. Consumo il panino osservando l’interno del locale, fantasticando anche, finita la pausa, mi appresto per il rientro, mi copro meglio, e con Magritte ci avviamo presso il sentiero che scende a Tramonti. Noto tra la vegetazione i ruderi di uno stavolo e l’impressionante e gigantesca carcassa di un tronco d’albero, sicuramente un dì fu il signore del luogo e ora attende la “Grande Signora” come una liberazione.

Ritornando indietro alla casera proseguiamo per San Francesco, non abbiamo fretta, tante ore di luce ci aspettano, con calma scendiamo dal monte, ammirando le vicine e selvagge cime rese quasi inaccessibili dalla vegetazione e dalla ripidezza dei versanti. In poco meno di un’ora siamo nei pressi dell’auto, la temperatura si è vistosamente alzata, il sole bacia il borgo di San Francesco. Una volta approntatomi per la partenza, decido rientrare a valle, godendomi fino all’ultimo la quiete e la bellezza della valle dell’Arzino.

Il Forestiero Nomade.

Malfa.



 
Note tecniche.

Localizzazione: Prealpi Carniche.

Avvicinamento: Lestans-Pinzano-Val d’Arzino-Anduins-San Francesco.



Località di Partenza: San Francesco.

Dislivello:



 Dislivello complessivo: 713 m.



Distanza percorsa in Km: 713 m.





Quota minima partenza: 388 m.



Quota massima raggiunta: 1085 m.



Tempi di percorrenza. 4 ore escluse le soste.

In: Solitaria



 Tipologia Escursione: Escursionistica.



Difficoltà: https://www.vienormali.it/images/layout/dif-EE.gif Escursionistiche.

Segnavia: CAI 810A

Attrezzature: No.

Croce di vetta: No.

Libro di vetta: No.

Timbro di vetta: No.

Riferimenti:

1)                  Cartografici: Tabacco 028.

2)                  Bibliografici:

3)                  Internet:

Periodo consigliato: Tutto l’anno.

Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero: Ben segnato fino alla casera Giaf, poi per la cima si procede per traccia.

Fonti d’acqua: No.

Consigliati:

Data 18 gennaio 2018.

Il “Forestiero Nomade”

Malfa






























































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