Creta
Grauzaria (2065 m.)
Note tecniche.
Avvicinamento: Moggio Udinese (Val Apua)
Punto di Partenza: Stallon de Nanghet q 700 m.
Tempi di marcia escludendo le soste:
Dislivello complessivo in salita: 1335 m.
Distanza percorsa in Km: 10 km
Quota minima partenza: 700 m.
Quota massima raggiunta: 2065 m.
Tempo: Soleggiato.
Segnavia: Sentieri CAI 444; 446.
Fonti d’acqua: Prima del Portonat.
Periodo consigliato: Da giugno a Ottobre.
Difficoltà: Escursionisti esperti con il tratto finale alpinistico.
Cartografia consigliata. Tabacco 018
Data: Venerdì 20 settembre 2013.
Note: Sentiero escursionisti esperti fino al “Portonat”, dopo la piccola parete (2° grado +) il sentiero è alpinistico.
Il punto più difficile e critico è la parete di 5 metri, dopo la progressione è divertente (sempre con la dovuta cautela). I passaggi successivi di primo grado non sono eccessivamente esposti, attenzione alla crestina prima della vetta.
E’ raccomandato il casco.
Un grazie particolare agli amici incontrati, con qui ho condiviso l’indimenticabile avventura. Una vecchia canzone dei Beatles “With a Little Help from My Friends “sarà la colonna sonora di questa splendida giornata.
Il vostro Forestiero Nomade.
Malfa.
Avvicinamento: Moggio Udinese (Val Apua)
Punto di Partenza: Stallon de Nanghet q 700 m.
Tempi di marcia escludendo le soste:
Dislivello complessivo in salita: 1335 m.
Distanza percorsa in Km: 10 km
Quota minima partenza: 700 m.
Quota massima raggiunta: 2065 m.
Tempo: Soleggiato.
Segnavia: Sentieri CAI 444; 446.
Fonti d’acqua: Prima del Portonat.
Periodo consigliato: Da giugno a Ottobre.
Difficoltà: Escursionisti esperti con il tratto finale alpinistico.
Cartografia consigliata. Tabacco 018
Data: Venerdì 20 settembre 2013.
Note: Sentiero escursionisti esperti fino al “Portonat”, dopo la piccola parete (2° grado +) il sentiero è alpinistico.
Il punto più difficile e critico è la parete di 5 metri, dopo la progressione è divertente (sempre con la dovuta cautela). I passaggi successivi di primo grado non sono eccessivamente esposti, attenzione alla crestina prima della vetta.
E’ raccomandato il casco.
Un grazie particolare agli amici incontrati, con qui ho condiviso l’indimenticabile avventura. Una vecchia canzone dei Beatles “With a Little Help from My Friends “sarà la colonna sonora di questa splendida giornata.
Il vostro Forestiero Nomade.
Malfa.
Relazione
L’estate ormai è un ricordo. IL fine settimana il meteo metteva bello, e
pensavo a lei “La Creta Grauzaria”, con sentimento misto tra amore e timore. Una
bellissima cima, alpinistica e selettiva.
Partii da casa come sempre alle prime ore del mattino, escursione in solitaria, il pensiero era fisso e costante a lei, “la Regina delle alpi Friulane”, la “Creta Grauzaria”, poco alta ma indomita! Arrivai nello spiazzo adibito a posteggio, tutto intorno era buio pesto. Calzai gli scarponi, e zaino in spalle mi avviai per il sentiero che porta al rifugio Grauzaria. Il sentiero CAI 437 superate le case Stallon del Nanghet, si addentra nel boschetto. Sbucai su un’altura, dove ammirai la sfinge della Grauzaria (breve e doveroso inchino). Dopo aver attraversato un torrente passai sotto il rifugio della Grauzaria, seguendo le indicazioni che portano a sinistra, subito dopo il torrente incrociai il sentiero 444 che mi portava dritto per pendenza crescente agli sfasciumi del Portonat. Osai definirlo, un luogo ideale come scenografia per raffigurare l’inferno. Il suo aspetto tenebroso, le ghiaie in continuo movimento sembravano inghiottirmi, una luce spettrale colorava le grigie pareti. Salii per piccole cenge e salti, spostandomi sul lato destro fino a incanalarmi in un erto ghiaione. Faticosamente raggiunsi una piccola paretina posta a quota 1700 circa. Superata quest’ultima in arrampicata libera (1° grado) risalii un esile sentiero che costeggiando la parete destra mi portava fino al suo culmine, un’ampia sella (quota 1860). Il sentiero 444 continua in direzione sud, scendendo giù nel canalone e disegnando il bellissimo anello attrezzato della Grauzaria. La mia meta continua alla mia sinistra. Ad oriente, alla base dello sperone roccioso notai la famosa e ostica paretina di 10 metri, citata in molte relazioni. Indossai il casco e mi cimentai sull’ostacolo, provai e riprovai, ma non andava, venivo respinto! Ritentai sul lato destro, dove a parete è segnata con bolli rossi, dopo aver superato metà parete, e tenendomi ben appigliato mi fermai a pensare. La vocina interiore mi sussurrò: <<Caro Giuseppe, ritenta un’altra volta e sarai più fortunato>>. Indeciso e quasi atterrito, abbandonai l’impresa! Mesto e deluso, ridiscendendo per il Portonat. Sostai un attimo sul bordo del canalone, voltandomi indietro, osservando il monte che mi aveva respinto. La mia attenzione nel frattempo venne catturata da voci che provenivano dal basso. In lontananza notai tre figure giovanili risalire il ghiaione, dopo una decina di minuti me li ritrovai davanti. Erano dei simpatici e agguerriti ultracinquantenni, all’assalto della Grauzaria. Chiesi se c’era posto nella comitiva (nel frattempo confessai la cocente sconfitta). Cordialmente mi dettero il benvenuto, aggregandomi alla simpatica ciurma. Ridendo e scherzando percorsi il tratto che ci separa dal muro del pianto (la malefica paretina). I nomi dell’allegra combriccola erano Agostino, Edi (il leader) e Adriano. Di comune accordo decidemmo di lasciare gli zaini sotto la parete e raggiungere la vetta solo con acqua e guanti. Il superamento della parete si rivelò più facile del previsto, (effetto della compagnia ?!). Attraversammo la cengia e di seguito alcuni canalini e brevi rampe rocciose (primo grado). Di seguito superammo brevi tratti innevati che si rivelarono meno difficili del previsto, gli appigli erano sicuri e gli appoggi stabili. L’attraversamento al corpo principale del monte avvenne tramite una stretta ed esposta cengia. Superammo gli ultimi due salti rocciosi di primo grado per poi uscimmo sull’esile crestina dove è posta una madonnina. Un ultimo salto ancora e raggiungemmo la vetta, un fazzolettino di roccia! Croce, libro di vetta e uno strano prisma, forse il remoto basamento della madonnina. Abbracci, foto di rito, scherzammo per scaricare la tensione. Mi accingevo a scrivere sul libro di vetta (fu una delle rare volte in cui l’emozione mi fece tremare, non riuscivo a scrivere, interrompevo e mi guardavo intorno, e incredulo mi domandavo: <<Ma sono sulla cima? Sono io? E chi sono questi signori, forse degli angeli? O “Demoni”? Si sono dei “simpatici demoni”, e non è forse quello che noi chiamiamo “male” il vero bene, la libertà? L’osare? Il liberarsi delle catene della morale, delle leggi umane? Per raggiungere il paradiso, questo paradiso, il tetto del mondo, toccare il cielo con un dito, l’eterno sogno dell’uomo! Sono felice, e non riesco a spiegarlo, non riesco, e cosa scrivo?>>. Non lo ricordai nemmeno cosa scrissi, deposi la penna e il libro di vetta nella cassetta. La visuale era velata dalle nuvole che rendevano l’atmosfera surreale, aspettammo un po’ nella speranza che si diradassero le nuvole e si aprisse il cielo, niente da fare! Notai che ero l’unico che portava il casco e le cinture di sicurezza. Rientrammo, con cautela, Adriano ed io con calma, mentre Agostino mise il turbo, chiudeva la colonna Edi. Superammo gli ultimi ostacoli in discesa fino alla paretina (croce e delizia), affrontandola con cautela. Toccata Terra (Il Portonat) scorgiamo una ragazza (slovena) ferma e indecisa sul da farsi.
Del gruppo ero l’unico che conosceva poche parole d’inglese. Dalla breve conversazione capii che era indecisa se andare su in vetta (comprendevo le sue ansie!?). Nelle nostre espressioni apparve un enorme punto interrogativo, lasciammo “l’eroica d’oltre confine” ai suoi dubbi e rientrammo, direzione il rifugio. Giunti al mitico Rifugio Grauzaria, bevemmo qualcosa, birra (per gli amici) ed io un ottimo sambuco, conversando sulla montagna in genere, tra cui il nuovo libro sulle ferrate di Roberto Mazzilis esposto nella biblioteca del rifugio. Finito il breve simposio rientrammo, giù veloci per il sentiero d’andata verso le auto. Nel frattempo il cielo si annuvolò, avvolgendone la cresta della Grauzaria e aumentando il mistero sull’affascinate e solitaria escursionista slovena!
Partii da casa come sempre alle prime ore del mattino, escursione in solitaria, il pensiero era fisso e costante a lei, “la Regina delle alpi Friulane”, la “Creta Grauzaria”, poco alta ma indomita! Arrivai nello spiazzo adibito a posteggio, tutto intorno era buio pesto. Calzai gli scarponi, e zaino in spalle mi avviai per il sentiero che porta al rifugio Grauzaria. Il sentiero CAI 437 superate le case Stallon del Nanghet, si addentra nel boschetto. Sbucai su un’altura, dove ammirai la sfinge della Grauzaria (breve e doveroso inchino). Dopo aver attraversato un torrente passai sotto il rifugio della Grauzaria, seguendo le indicazioni che portano a sinistra, subito dopo il torrente incrociai il sentiero 444 che mi portava dritto per pendenza crescente agli sfasciumi del Portonat. Osai definirlo, un luogo ideale come scenografia per raffigurare l’inferno. Il suo aspetto tenebroso, le ghiaie in continuo movimento sembravano inghiottirmi, una luce spettrale colorava le grigie pareti. Salii per piccole cenge e salti, spostandomi sul lato destro fino a incanalarmi in un erto ghiaione. Faticosamente raggiunsi una piccola paretina posta a quota 1700 circa. Superata quest’ultima in arrampicata libera (1° grado) risalii un esile sentiero che costeggiando la parete destra mi portava fino al suo culmine, un’ampia sella (quota 1860). Il sentiero 444 continua in direzione sud, scendendo giù nel canalone e disegnando il bellissimo anello attrezzato della Grauzaria. La mia meta continua alla mia sinistra. Ad oriente, alla base dello sperone roccioso notai la famosa e ostica paretina di 10 metri, citata in molte relazioni. Indossai il casco e mi cimentai sull’ostacolo, provai e riprovai, ma non andava, venivo respinto! Ritentai sul lato destro, dove a parete è segnata con bolli rossi, dopo aver superato metà parete, e tenendomi ben appigliato mi fermai a pensare. La vocina interiore mi sussurrò: <<Caro Giuseppe, ritenta un’altra volta e sarai più fortunato>>. Indeciso e quasi atterrito, abbandonai l’impresa! Mesto e deluso, ridiscendendo per il Portonat. Sostai un attimo sul bordo del canalone, voltandomi indietro, osservando il monte che mi aveva respinto. La mia attenzione nel frattempo venne catturata da voci che provenivano dal basso. In lontananza notai tre figure giovanili risalire il ghiaione, dopo una decina di minuti me li ritrovai davanti. Erano dei simpatici e agguerriti ultracinquantenni, all’assalto della Grauzaria. Chiesi se c’era posto nella comitiva (nel frattempo confessai la cocente sconfitta). Cordialmente mi dettero il benvenuto, aggregandomi alla simpatica ciurma. Ridendo e scherzando percorsi il tratto che ci separa dal muro del pianto (la malefica paretina). I nomi dell’allegra combriccola erano Agostino, Edi (il leader) e Adriano. Di comune accordo decidemmo di lasciare gli zaini sotto la parete e raggiungere la vetta solo con acqua e guanti. Il superamento della parete si rivelò più facile del previsto, (effetto della compagnia ?!). Attraversammo la cengia e di seguito alcuni canalini e brevi rampe rocciose (primo grado). Di seguito superammo brevi tratti innevati che si rivelarono meno difficili del previsto, gli appigli erano sicuri e gli appoggi stabili. L’attraversamento al corpo principale del monte avvenne tramite una stretta ed esposta cengia. Superammo gli ultimi due salti rocciosi di primo grado per poi uscimmo sull’esile crestina dove è posta una madonnina. Un ultimo salto ancora e raggiungemmo la vetta, un fazzolettino di roccia! Croce, libro di vetta e uno strano prisma, forse il remoto basamento della madonnina. Abbracci, foto di rito, scherzammo per scaricare la tensione. Mi accingevo a scrivere sul libro di vetta (fu una delle rare volte in cui l’emozione mi fece tremare, non riuscivo a scrivere, interrompevo e mi guardavo intorno, e incredulo mi domandavo: <<Ma sono sulla cima? Sono io? E chi sono questi signori, forse degli angeli? O “Demoni”? Si sono dei “simpatici demoni”, e non è forse quello che noi chiamiamo “male” il vero bene, la libertà? L’osare? Il liberarsi delle catene della morale, delle leggi umane? Per raggiungere il paradiso, questo paradiso, il tetto del mondo, toccare il cielo con un dito, l’eterno sogno dell’uomo! Sono felice, e non riesco a spiegarlo, non riesco, e cosa scrivo?>>. Non lo ricordai nemmeno cosa scrissi, deposi la penna e il libro di vetta nella cassetta. La visuale era velata dalle nuvole che rendevano l’atmosfera surreale, aspettammo un po’ nella speranza che si diradassero le nuvole e si aprisse il cielo, niente da fare! Notai che ero l’unico che portava il casco e le cinture di sicurezza. Rientrammo, con cautela, Adriano ed io con calma, mentre Agostino mise il turbo, chiudeva la colonna Edi. Superammo gli ultimi ostacoli in discesa fino alla paretina (croce e delizia), affrontandola con cautela. Toccata Terra (Il Portonat) scorgiamo una ragazza (slovena) ferma e indecisa sul da farsi.
Del gruppo ero l’unico che conosceva poche parole d’inglese. Dalla breve conversazione capii che era indecisa se andare su in vetta (comprendevo le sue ansie!?). Nelle nostre espressioni apparve un enorme punto interrogativo, lasciammo “l’eroica d’oltre confine” ai suoi dubbi e rientrammo, direzione il rifugio. Giunti al mitico Rifugio Grauzaria, bevemmo qualcosa, birra (per gli amici) ed io un ottimo sambuco, conversando sulla montagna in genere, tra cui il nuovo libro sulle ferrate di Roberto Mazzilis esposto nella biblioteca del rifugio. Finito il breve simposio rientrammo, giù veloci per il sentiero d’andata verso le auto. Nel frattempo il cielo si annuvolò, avvolgendone la cresta della Grauzaria e aumentando il mistero sull’affascinate e solitaria escursionista slovena!
Il vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
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