Monte
Covria da Monte Prat
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Lestans-Valeriano-Pinzano- Forgaria- rotabile per il monte Prat – ampio
parcheggio presso l’Albergo Monte Prat.
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
409 m.
Dislivello
complessivo: 524 m.
Distanza percorsa in Km: 16,54
Quota minima partenza: 750 m.
Quota
massima raggiunta: 1160 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia con Klimt
Tipologia
Escursione: Panoramica escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: carreggiabile, carrareccia e traccia bollata di rosso e radi ometti
Ferrata- no
Segnavia:
CAI 816
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: solo dal tratto di sentiero dopo la carrareccia
Attrezzature:
no
Croce di vetta: si
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: si,
installato barattolo di vetta
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati: acqua al
seguito, nessuna fonte presente
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in: condizioni di nebbia per via dell’orientamento (tratto finale).
Dedicata a: chi ama
camminare in un ambiente misto, dai vecchi stavoli ai selvaggi tratti di bosco
Condizioni del
sentiero: rotabile in ottimo stato, Strada forestale poco frequentata, traccia
appena percepibile segnata con bolli rossi
N°
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco 020
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione:
03 settembre ’25
Data di pubblicazione
della relazione:
Malfa & Klimt.
Monte
Covria da Monte Prat
Localizzazione: Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Lestans-Valeriano-Pinzano- Forgaria- rotabile per il monte Prat – ampio
parcheggio presso l’Albergo Monte Prat.
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello: 409 m.
Dislivello
complessivo: 524 m.
Distanza percorsa in Km: 16,54
Quota minima partenza: 750 m.
Quota
massima raggiunta: 1160 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia con Klimt
Tipologia
Escursione: Panoramica escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia
sentiero o cammino: carreggiabile,
carrareccia e traccia bollata di rosso e
radi ometti
Ferrata-
no
Segnavia:
CAI 816
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: solo dal tratto di sentiero dopo la carrareccia
Attrezzature:
no
Croce di vetta: si
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: si,
installato barattolo di vetta
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati: acqua al
seguito, nessuna fonte presente
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in: condizioni di nebbia per via dell’orientamento (tratto finale).
Dedicata a: chi ama
camminare in un ambiente misto, dai vecchi stavoli ai selvaggi tratti di bosco
Condizioni del
sentiero: rotabile in ottimo stato, Strada forestale poco frequentata, traccia
appena percepibile segnata con bolli rossi
N°
Cartografici: IGM
Friuli – Tabacco 020
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione:
03 settembre ’25
Data di pubblicazione
della relazione:
Malfa & Klimt.
Relazione:
Monte Covria, la
selvaggia elevazione che domina un tratto della pianura friulana ha la triste
posizione di essere adiacente al Monte Cuar, monte più alto di trecento metri,
ma facilmente raggiungibile tramite una strada forestale di servizio alla malga
omonima e a un bel sentiero ben battuto, segnato e particolarmente densamente
frequentato. Tutto questo fa del monte Covria una vetta sconosciuta ai molti, e
questo non fa che aumentare il desiderio di conoscenza di coloro che amano il
primitivo paesaggio. L’unico problema in questi ultimi anni è il dover sostare
l’auto presso Cuel di Forchia per via di qualche vandalo che si diletta a
rompere i vetri dell’auto alla ricerca di misteriosi tesori; tutto questo
comporta allungare il chilometraggio per raggiungere sia il monte Cuar che il monte Covria, e lo
stesso problema mi ha coinvolto in questa ultima escursione, escogitando una
partenza da un luogo meno esposto ai vandali, cioè lo spiazzo presso il
l’Albergo del monte Prat, a circa cinque chilometri dal Cuel Forchia e circa
duecento metri di dislivello in più. Trovata la soluzione, il giorno prima
dell’escursione mi appronto per l’escursione, così al mattino sono pronto e in
viaggio assieme a Klimt, direzione Monte Prat. La bella giornata solare con una
temperatura non eccessivamente calda, stimola il cammino, e i primi chilometri
passano velocemente grazie alla frescura donata dalle fronde degli alberi, più
volta in passato ho vagato in lungo e in largo per l’altopiano del monte Prat,
e quindi il cammino è un ripasso per la memoria. Vegetazione fiorente, affioramenti carsici e
remoti stavoli anno di questa località un ambiente ideale per delle salutari
passeggiate. Dopo un’ora di cammino raggiungo la Val Tochel, il tratto finale
del monte Prat, a nord, proprio alle
pendici meridionali del Cuar, dove un tempo partiva il sentiero 817, adesso un
mesto cartello ne dà le dismissioni. Proprio accanto al cartello vi era e c’è ancora un piccolo stagno, che permane in
tutte le stagioni, curiosando al suo interno ho visto dei tritoni nuotare
pacifici osservati dall’alto dal volo nervoso di coloratissime libellule, un
attimo di poesia raccolto e annotato nel cuore. Dalla Val Tochel virando a destra
proseguo per Cuel di Forchia, strada percorsa durante il tragitto da sporadici
centauri e ciclisti, un’oasi per chi ama il silenzio. Raggiunta la piccola
della di Cuel di Forchia, un caleidoscopio di emozioni cattura il mio spirito,
Quante volte sono salito e sceso per questo luogo, e una roccia bianca scolpita
dal continuo passaggio dell’uomo ne è la prova. Stavolta il mio cammino non
sarà per il Cuar ma per la montagna adiacente, annunciata da un cartello e che
prosegue a destra della forcella. Pochi metri dopo, proprio sulla si apre uno
spiazzo, con un cartello naturalistico e un comodo tavolo e panche in legno, è
giunto il momento di fare una prima pausa, io e Klimt beviamo un po’ d’acqua e
assumiamo del cibo prima per ripartire per l’ultimo tratto dell’escursione. Dalla sella seguendo una remota carrareccia
si inizia ad ascendere il versante settentrionale del monte, adombrato dalla
caratteristica vegetazione, ossia conifere e faggi, cento metri di dislivello
di dolce ascesa , finché raggiungo sulla carrareccia l’innesto del sentiero
proveniente da Peonis. Il mio istinto mi consiglia di osservare a monte se vi è
un segno, un ometto che indica la prosecuzione del sentiero; infatti, trovo una
traccia di terreno fangoso, come un passaggio di animali selvatici e poco oltre su una corteccia uno sbiadito
bollo rosso. Abbandono la carrareccia proseguo per il segno, dopo i primi metri
di dislivello, la traccia è più chiara, e della fanghiglia lasciano presagire
il recente passaggio di qualcuno, forse un bipede. Il tratto di escursione stavolta
è erto, selvatico, dalla vetta mi separano ben 150 me metri di dislivello, ma
la dolcezza del bosco stempera la fatica, anzi spesso mi fermo al suo interno a
pensare, seduto o su un affioramento carsico o qualche tronco abbattuto. Klimt
come è suo solito fare è curioso, eccitato ed entusiasta, il suo tartufo si
muove in tutte le direzioni, catturando la miriade di odori che serba il bel
bosco. Una luce sempre più vicina al colore ceruleo è il preludio che siamo
vicino alla vetta, e pochi metri prima forse dieci, mi fermo, mi aggiusto il
foulard che cingo alle tempie, mi do un contegno e mi annuncio alla meta. Uno
squarcio azzurro nella fronda degli aceri e una piccola croce in
controluce solo il desiderio raggiunto,
felicità che sopisce la stanchezza finora accumulata, fatta! Missione compiuta
e dopo tanti anni rieccomi qui sul meraviglioso pulpito panoramico. Una
bellissima giornata di sole, la pianura friulana e il regale Tagliamento, un prato verde, un
ometto corposo di sassi e una minimalista croce sono l’immagine che memorizzo e
dipingo nel mio cuore. Zaino a terra, Klimt ha compreso da solo ormai che è
tempo che riposi le membra, mentre io mi do da fare per istallare un vasetto di
vetro dove ho serbato un piccolo libro di vetta, il resto è fare merenda, io
seduto sull’ometto e klimt ai miei piedi all’ombra dello zaino. Situazione di
beatitudine, di felicità condivisa con il mio amico, ormai degno erede del
leggendario Magritte. Un pensiero lo volgo alla gente di Palestina, oppressa e
ridotta alla fame da un popolo che nel secolo scorso subì le stesse scortesie a
opera dei nazifascisti. È proprio vero che un popolo che non è nato libero
ignori cosa è la libertà, e questo di Gaza ne è un chiaro esempio. Dopo la piccola e importante riflessione mi
concedo un attimo di riposo, sdraiandomi sul praticello in ombra, pochi metri
dietro, attimi di dolcezza a fissare il
cielo azzurro e rifletterlo nelle mie iridi.
Dopo una pausa di
serenità, decido di rientrare, il ritorno è lungo, otto chilometri complessivi
ancora per un totale di sedici, e un ulteriore aumento di dislivello, ma sono
felice come un bimbo che ha finalmente il giocattolo tanto sognato. Oggi le
nubi sono lontane, e il rientro per lo stesso itinerario dell’andata sarà dolce
e sereno, solo qualche fugace pausa per ammirare e fotografare o per consumare
una mela.
Malfa