Monte Sernio 2187 m.
Note tecniche.
Localizzazione: Alpi Carniche Orientali- Gruppo Sernio
Grauzaria.
Avvicinamento: Moggio Udinese- Val d’Apua- Bivio a sinistra
con indicazioni rifugio Grauzaria-strada asfaltata fino a piccolo punto sosta,
quota 740 metri.
Punto di Partenza: Piccola piazzola alla sinistra della
stradina quota 707 metri
Dislivello complessivo: 1500 m.
Distanza percorsa in Km: 12,7 km
Quota minima partenza: 740 m.
Quota massima raggiunta: 2187
Condizioni Meteo: Giornata solare.
Segnavia: CAI 437; 419 -
Fonti d’acqua: Ultima presso il rifugio Grauzaria
Difficoltà: Escursionisti Esperti, passaggi su roccia primo
grado, uno di prima grado superiore.
Attrezzature: Nessuna.
Cartografia consigliata. Tabacco 018
Data: domenica 16 agosto 2009.
Condizioni del sentiero: Ben segnato e ben marcato.
Il vostro “Forestiero Nomade”.
Malfa.
Il Sernio,
ovvero il “Grande sogno”. Ho letto con simpatia la gioia provata da molti
escursionisti nel raggiungere questa cima, come se avessero realizzato il loro
sogno, e con i ricordi sono tornato indietro nel tempo. Lo ammetto, il Sernio è
stato un “Sogno”. NEL 2008 ero all’estero per lavoro, e la località dove mi
trovavo non aveva monti di rilievo, sul desktop del mio pc avevo fissa l’immagine
del Sernio, scaricata da internet! Il Sernio per le montagne friulane è come il
perno delle lancette di un orologio. Grazie alla sua felicissima posizione geografica,
ovunque vai te lo trovi come punto di riferimento, forse per questo motivo è il
monte più rappresentativo per i friulani. Io me ne innamorai durante una
escursione sul monte Tersadia, scendendo lungo il sentiero 409, rimasi
incantato dalla mirabile visione! Lo riconobbi, lo amai istantaneamente e intensamente.
Ne conoscevo tutti i lati, ovunque andassi sui monti ne apprezzavo un profilo
nuovo. Studiai il percorso da alcuni siti sul web dedicati alla montagna, e
finalmente arrivò il fatidico giorno: << Arrivo alle prime ore dell’alba nella
valle del torrente Apua. L’emozione come sempre avvolge i primi attimi dell’escursione.
Seguendo le indicazioni per il rifugio Grauzaria, trovo sosta nella piccola
piazzola posta a 740 metri di quota. Zaino in spalle, Magritte a seguito, si
parte! Poco dopo raggiungo un compagno di sentiero, (un anziano e arzillo
signore) che lungo il durante il tragitto che porta fino ai ruderi di casera di
flop, mi rende edotto sul percorso! L’abbigliamento del simpatico nonnino è
figlio della sua epoca. Camicia scozzese di panno, pantaloni di velluto che
scendono poco sotto le ginocchia, berrettino parasole e piccolo zaino, nessun
bastone. C’è molta differenza a primo acchito tra noi. Il mio più moderno, con
ampio uso della tecnologia, GPS, bastoncini telescopici, abbigliamento ultra-leggero!
Lui un romantico, un escursionista che mi ricorda l’alpinismo eroico di Comici.
Nel suo volto arrossato dal sole di montagna sono incastonati due dolci occhi azzurri,
la sua presenza mi è familiare, come se fosse mio nonno, mi lascio condurre
dalle sue perle di saggezza. Tutto questo per me è un mistero, spesso mi
succede di avere un rapporto speciale con forestieri, nomadi, incontrati
durante un’escursione. Sotto la sfinge ci fermiamo, me la presenta, intuiscono
che i due sono amici da molto tempo. La sfinge domina la scena, e quel giorno fu
il nostro primo incontro. Continuai il tragitto in compagnia del simpatico
longevo fino al bivio per il rifugio Grauzaria. Lui si congedò continuando a
sinistra, direzione Creta della Grauzaria, io proseguii verso il rifugio, e
senza effettuare sosta risalii il sentiero dentro il bosco, raggiungendo dopo
mezz’ora l’ampia sella erbosa del “Foran de la Gjaline” posta a quota 1732
metri. Bellissima visione sul Sernio. Il bel
monte in tutta la sua magnificenza, mostrava il suo volto estivo,
rassicurante, affascinante, e allo stesso tempo, impenetrabile. Osservavo le
sue pareti strapiombanti a occidente, chiedendomi se realmente fosse possibile
raggiungere la cima senza doversi prodigare in passaggi di alpinismo
impegnativo. Il sentiero 437 lascia il passo al sentiero 419, che procedendo a
meridione con dei saliscendi raggiunge la forca di Nuviernulis. Mi fermo dalla
Forca ad ammirare lo scenario, il 419 scende a meridione, la mia meta prosegue
a destra seguendo il tracciato bollato con segni giallo-bianchi (la via normale).
L’esile sentiero tra mughi aggira a meridione il torrione del Nuviernulis. Una
cengia porta a risalire il pendio detritico fino ad una paretina inclinata ma
facilmente abbordabile con l’uso delle mani (primo grado +). Proseguo per cenge
tra zolle erbose e facili salti (primo grado) fino ad un successivo canalone
detritico. A sinistra è bloccato da grandi massi, sulla destra prestando
attenzione, noto un esile traccia che mi porta a superare una cornice rocciosa
poco più alta; fino a raggiungere un intaglio che mi porta sul versante opposto.
Mi ritrovo sulla dorsale del monte, proseguo seguendo orizzontalmente un esile
cengia per poi risalire tra placche e detriti l’inclinato piano posto a
occidente fino a raggiungere il crestone. Da qui, in vista della croce e aiutato
da piccole zolle mi porto sul filo di cresta, conquistando prima l’ante-cima
materializzata da una croce e poi la vetta (corposo ometto). Zaino a terra ed emozioni
alle stelle. Forte trepidazione, finalmente raggiunto un sogno, “il Sogno”. La
calda temperatura estiva rende lieve e soave il breve riposo. Mi fermo a
consumare con il fedele amico il pasto, sedendomi su un grosso masso. Volgendo
lo sguardo all’infinito ne ammiravo le vette circostanti e in lontananza,
riconoscendo quelle fatte e sognando le altre. Godendomi l’attimo lasciandomi
cullare dal sole. Lassù, in cima, il tempo ha un’altra dimensione, l’estasi
accompagna lo scorrere del tempo. Uno sguardo all’orologio, il tempo è volato!
Indosso lo zaino apprestandomi al lungo e tortuoso rientro, tenendo nel cuore il
sogno, “il Grande Sogno”>>.
Il vostro “Forestiero
Nomade”
Malfa.