domenica 30 novembre 2025

Monte Ragogna da San Pietro.

Monte Ragogna da San Pietro.

 

Localizzazione:  Pianura Friulana tra le località di San Giacomo e Pinzano al Tagliamento.

 

Avvicinamento: Lestans, Valeriano, Pinzano al Tagliamento,

 

Regione: Friuli – Venezia Giulia.

 

Provincia di: UD

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Dislivello: 323 m.

 

Dislivello complessivo: 323 m.


Distanza percorsa in Km: 7


Quota minima partenza:  200 m.

 

Quota massima raggiunta: 503 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 2 ore

In: coppia con Klimt

 

Tipologia Escursione: Storico-panoramica-escursionistica

 

Difficoltà: escursionistiche

 

Tipologia sentiero o cammino: strada asfaltata-sentiero segnato

 

 

Ferrata- no

 

Segnavia: CAI 813

 

Fonti d’acqua: si

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

 

Difficoltà di orientamento: nessuna, ottima cartellonistica riferita al primo conflitto mondiale e ben segnata con segni C.A.I.

Attrezzature: si, passamano

 

Croce di vetta: si

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: no

Timbro di vetta: no

 

Percosso idoneo per portare cane al seguito: assolutamente si



Riferimenti:

Consigliati:

 

Periodo consigliato:  tutto l’anno

 

Da evitare da farsi in: In condizioni di terreno ghiacciato, in particolare la bella cresta

 

Dedicata a: chi ama trascorrere delle ore in un monte ricco di storia.

 

Condizioni del sentiero: Ben battuto e segnato

 



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco digitale
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: 28 novembre 2025

 

Data di pubblicazione della relazione:


Malfa

 

Il monte Ragogna per il sottoscritto è una meta speciale. Nei lustri scorsi era la mia palestra abituale di trekking, esattamente tutti i venerdì pomeridiani, quando mi divertivo con la solita partenza dal Borgo di San Pietro ad esplorarne i molteplici sentieri. Un monte che si stacca dalla pedemontana e con la sua visuale abbraccia tutto il Friuli, dai monti al mare passando per la pianura, e tutt’ora mantiene intatto il suo fascino, non a caso ogni periodo storico ha lasciato un segno indelebile, dalla preistoria, al Medio Evo, dagli  ultimi conflitti mondiali ai giorni nostri. La giornata frizzantina con un cielo terso promette bene, raggiunto il parcheggio presso il Ponte ( località) lascio l’auto, indosso lo zaino e con il mio amico Klimt partiamo per l’avventura. Effettuerò un anello in senso orario, decidendo all’ultimo di marinare la vecchia carrareccia militare che parte sotto il castello, scegliendo la rotabile: il motivo è semplice, essendo un versante non esposto al solo mi evito il più possibile le temperature gelide. Dopo pochi passi mi inoltro nell’antico borgo di San Pietro, si respira un’aria medievale, e subito dopo il buongiorno di una bella signora dà il là all’escursione. I primi passi sono segnati da meravigliosi dipinti, ovvero il castello di Ragogna visto da più punti di vista, un bel vedere romantico per un sognatore. Risalendo la rotabile dopo un’ansa raggiungo il Belvedere panoramico, preceduto dai ruderi di una casermetta munizioni, prima sosta per ammirare l’argenteo percorso del Tagliamento e l’infinita pianura friulana. Dal punto sosta inizio il percorso sentieristico, un cartello C.A.I. è posto come indicante, e i ricordi volano nel tempo, da almeno tre lustri non facevo questo tratto, il più affascinante dal punto naturalistico dell’intera escursione. In sintesi, si tratta di percorrere la cresta del Monte Ragogna, esposta verticalmente a occidente e dolce con moderata pendenza a oriente. Nei primi metri incontro un escursionista d’oltre Alpe armato come me di reflex con tanto di zoom, breve scambio verbale in inglese e dopo il saluto riprendiamo le nostre strade. Potrei percorrere mille volte la cresta del monte Ragogna e proverei sempre le stesse emozioni intense, mi fermo spesso a fotografare, sia il paesaggio, sia gli scorci del sentiero che il ceruleo corso del Tagliamento. Il sentiero è ben segnato, battuto, curato di attrezzature e di cartelli esplicativi, sia sulla storia del Primo Conflitto Mondiale che sulle origini geologiche del monte e della pianura circostante, tra cui sono spiegati benissimo i colli morenici. Non è un’escursione dove contano i dislivelli e il tempo impiegato, queste prove di abilità le lascio  a chi va in montagna per gareggiare, preferisco camminare, osservare e imparare. Mi fermo come un primitivo ad adorare il prato dove sorgono fino a toccare il cielo le betulle, me le ricordavo e rieccole, mi emoziono a osservare le singole foglie, quelle rossastre cadute sul prato, ognuna è un miracolo della natura, ma soprattutto mi emoziona il mio compagno di viaggio con la sua curiosità, molto contagioso come stato d’animo. La cresta, la meravigliosa divisione tra luce e ombra prosegue, raggiungendo due pulpiti panoramici, il primo poco più basso del secondo, in quest’ultimo è posta una originale croce, e vicino un tavolo con panche dove effettuare e come faremo una lauta sosta. Lo sguardo vola sulla pianura friulana e abbraccia i monti dalle Giulie sino ai lontani monti veneti, e dalla sommità si ammirano le frazioni con i loro piccoli segreti. Dopo la breve pausa decido di iniziare la discesa, per primo percorriamo il tratto asfaltato proveniente dal basso, sino a raggiungere i trinceramenti e la batteria di artiglieria bassa. Cammino a filo della trincea fino a raggiungere il belvedere incontrato nell’ascesa.  Presso il belvedere  è posto un tavolo con panca, e sopra di esso noto un casco di centauro, il centauro e la moto sono poco distanti. Grazie a Klimt familiarizzo subito, il centauro si chiama Giuseppe come me, la madre è libanese, mi emoziono, perché oggi sulla manica della mia giacca  porto il simbolo di Tanit, la divinità fenicia adorata dagli antichi abitanti del Libano. Da Tiro , 2800 anni fa partirono i fenici per fondare la mia città, Palermo, e nella cittadina libanese ci sono stato per 8 mesi nel 2008. Nel volto di questo giovane centauro, nella cortesia e nella gentilezza riconosco la gente della mia terra e un volto che esprime amore e cordialità. Nulla succede per caso, ci salutiamo come è usanza fare tra popoli mediterranei, ricordando al centauro che l’alfabeto che oggi adopera il pianeta è stato creato dai suoi antenati, così come era e lo è ancora l’ospitalità del suo popolo. L’incontro con Giuseppe è stato un dono divino, ringrazio per questo la dea Tanit. Dopo il congedo da Giuseppe, rientro, stavolta per il sentiero CAI vicino al belvedere, una breve e ripida discesa che mi conduce alla periferia orientale di San Pietro, e da lì pochi passi ancora e sono al punto di partenza. Raggiunta l’auto, un ultimo sguardo al bel monte Ragogna, e di seguito la partenza per l’abitazione prima che il crepuscolo si annunci.

Malfa

































































 

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