Monte
Ragogna da San Pietro.
Localizzazione:
Pianura Friulana tra le località di San
Giacomo e Pinzano al Tagliamento.
Avvicinamento:
Lestans, Valeriano, Pinzano al Tagliamento,
Regione:
Friuli – Venezia Giulia.
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
323 m.
Dislivello
complessivo: 323 m.
Distanza percorsa in Km: 7
Quota minima partenza: 200 m.
Quota
massima raggiunta: 503 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 2 ore
In:
coppia con Klimt
Tipologia
Escursione: Storico-panoramica-escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: strada asfaltata-sentiero segnato
Ferrata- no
Segnavia:
CAI 813
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: nessuna, ottima cartellonistica riferita al primo conflitto
mondiale e ben segnata con segni C.A.I.
Attrezzature:
si, passamano
Croce di vetta: si
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Percosso idoneo per
portare cane al seguito: assolutamente si
Riferimenti:
Consigliati:
Periodo
consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi
in: In condizioni di terreno ghiacciato, in particolare la bella cresta
Dedicata a: chi ama
trascorrere delle ore in un monte ricco di storia.
Condizioni del
sentiero: Ben battuto e segnato
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco digitale
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione:
28 novembre 2025
Data di pubblicazione
della relazione:
Il monte Ragogna per
il sottoscritto è una meta speciale. Nei lustri scorsi era la mia palestra
abituale di trekking, esattamente tutti i venerdì pomeridiani, quando mi
divertivo con la solita partenza dal Borgo di San Pietro ad esplorarne i
molteplici sentieri. Un monte che si stacca dalla pedemontana e con la sua
visuale abbraccia tutto il Friuli, dai monti al mare passando per la pianura, e
tutt’ora mantiene intatto il suo fascino, non a caso ogni periodo storico ha
lasciato un segno indelebile, dalla preistoria, al Medio Evo, dagli ultimi conflitti mondiali ai giorni nostri. La
giornata frizzantina con un cielo terso promette bene, raggiunto il parcheggio
presso il Ponte ( località) lascio l’auto, indosso lo zaino e con il mio amico
Klimt partiamo per l’avventura. Effettuerò un anello in senso orario, decidendo
all’ultimo di marinare la vecchia carrareccia militare che parte sotto il
castello, scegliendo la rotabile: il motivo è semplice, essendo un versante non
esposto al solo mi evito il più possibile le temperature gelide. Dopo pochi
passi mi inoltro nell’antico borgo di San Pietro, si respira un’aria medievale,
e subito dopo il buongiorno di una bella signora dà il là all’escursione. I
primi passi sono segnati da meravigliosi dipinti, ovvero il castello di Ragogna
visto da più punti di vista, un bel vedere romantico per un sognatore.
Risalendo la rotabile dopo un’ansa raggiungo il Belvedere panoramico, preceduto
dai ruderi di una casermetta munizioni, prima sosta per ammirare l’argenteo
percorso del Tagliamento e l’infinita pianura friulana. Dal punto sosta inizio
il percorso sentieristico, un cartello C.A.I. è posto come indicante, e i
ricordi volano nel tempo, da almeno tre lustri non facevo questo tratto, il più
affascinante dal punto naturalistico dell’intera escursione. In sintesi, si
tratta di percorrere la cresta del Monte Ragogna, esposta verticalmente a
occidente e dolce con moderata pendenza a oriente. Nei primi metri incontro un
escursionista d’oltre Alpe armato come me di reflex con tanto di zoom, breve
scambio verbale in inglese e dopo il saluto riprendiamo le nostre strade.
Potrei percorrere mille volte la cresta del monte Ragogna e proverei sempre le
stesse emozioni intense, mi fermo spesso a fotografare, sia il paesaggio, sia
gli scorci del sentiero che il ceruleo corso del Tagliamento. Il sentiero è ben
segnato, battuto, curato di attrezzature e di cartelli esplicativi, sia sulla
storia del Primo Conflitto Mondiale che sulle origini geologiche del monte e
della pianura circostante, tra cui sono spiegati benissimo i colli morenici.
Non è un’escursione dove contano i dislivelli e il tempo impiegato, queste prove
di abilità le lascio a chi va in
montagna per gareggiare, preferisco camminare, osservare e imparare. Mi fermo
come un primitivo ad adorare il prato dove sorgono fino a toccare il cielo le betulle,
me le ricordavo e rieccole, mi emoziono a osservare le singole foglie, quelle
rossastre cadute sul prato, ognuna è un miracolo della natura, ma soprattutto
mi emoziona il mio compagno di viaggio con la sua curiosità, molto contagioso
come stato d’animo. La cresta, la meravigliosa divisione tra luce e ombra
prosegue, raggiungendo due pulpiti panoramici, il primo poco più basso del
secondo, in quest’ultimo è posta una originale croce, e vicino un tavolo con
panche dove effettuare e come faremo una lauta sosta. Lo sguardo vola sulla
pianura friulana e abbraccia i monti dalle Giulie sino ai lontani monti veneti,
e dalla sommità si ammirano le frazioni con i loro piccoli segreti. Dopo la
breve pausa decido di iniziare la discesa, per primo percorriamo il tratto
asfaltato proveniente dal basso, sino a raggiungere i trinceramenti e la
batteria di artiglieria bassa. Cammino a filo della trincea fino a raggiungere
il belvedere incontrato nell’ascesa.
Presso il belvedere è posto un
tavolo con panca, e sopra di esso noto un casco di centauro, il centauro e la
moto sono poco distanti. Grazie a Klimt familiarizzo subito, il centauro si
chiama Giuseppe come me, la madre è libanese, mi emoziono, perché oggi sulla
manica della mia giacca porto il simbolo
di Tanit, la divinità fenicia adorata dagli antichi abitanti del Libano. Da
Tiro , 2800 anni fa partirono i fenici per fondare la mia città, Palermo, e
nella cittadina libanese ci sono stato per 8 mesi nel 2008. Nel volto di questo
giovane centauro, nella cortesia e nella gentilezza riconosco la gente della
mia terra e un volto che esprime amore e cordialità. Nulla succede per caso, ci
salutiamo come è usanza fare tra popoli mediterranei, ricordando al centauro
che l’alfabeto che oggi adopera il pianeta è stato creato dai suoi antenati, così
come era e lo è ancora l’ospitalità del suo popolo. L’incontro con Giuseppe è stato
un dono divino, ringrazio per questo la dea Tanit. Dopo il congedo da Giuseppe,
rientro, stavolta per il sentiero CAI vicino al belvedere, una breve e ripida
discesa che mi conduce alla periferia orientale di San Pietro, e da lì pochi
passi ancora e sono al punto di partenza. Raggiunta l’auto, un ultimo sguardo
al bel monte Ragogna, e di seguito la partenza per l’abitazione prima che il
crepuscolo si annunci.
Malfa

































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