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sabato 30 agosto 2014

Nero (Krn): Ferrata Silva Koren.

 
Viaggio intorno al Monte Nero (Krn): Ferrata Silva Koren.
Monte NERO (KRN), ha sempre occupato un posto particolare nei miei pensieri. Mio padre era un fervente patriota e amante della storia d’Italia. Quando ero piccolo, per farmi mangiare amava raccontarmi capitoli del libro “Cuore”, o le imprese degli eroi italiani per l’unità, tra cui l’eroica impresa del sottotenente Alberto Picco e degli alpini che nella notte tra il 15 e il 16 giugno 1915 conquistarono la vetta del Monte Nero.
Giovandomi delle previsioni meteo che mettevano bello a Kobarid (Caporetto), ho valutato l’idea che fosse la volta buona per la ferrata “Silva Koren”. Arrivo prestissimo a Dreznica, zaino in spalla si parte. La temperatura è mite. Aspettando l’aurora, brancolando nel buio risalgo la vecchia mulattiera che parte sul lato sinistro del parcheggio (indicazioni per KRN). Il sentiero lastricato procede con moderata pendenza dentro il boschetto che domina Dreznica.  Supero un cancello e attraverso un’ampia radura abitata da capre e rientra nel bosco, seguendo le indicazioni per Krn. Supero il torrente “Rocica” tramite un ponticello pervenendo ad un bivio dove è posto un cartello con le indicazioni per Bivak e Krn e successivamente risalgo il sentiero a sinistra per Bivak, costeggiando un torrente d’acqua (una coppia di escursionisti mi precede). Per brevi tornanti risalgo il pendio boscoso fino a quota 1160, laddove è collocato il bivacco “Bivak na Crniku” con l’ultima fonte d’acqua. Un cartello con indicazioni per la ferrata m'invita a proseguire nel boschetto, risalendo sempre per tornanti gli ultimi 200 metri di dislivello che mi separano dall’attacco. Poco prima delle attrezzature il mio sguardo volge al dirupato versante nord del Nero, osservando lo sviluppo della ferrata, ne intuisco alcuni passaggi. Indossato il kit di ferrata, supero il piccolo nevaio, meno difficile di quanto immaginassi. Attaccati i moschettoni al cavo, salgo e tastando i primi metri di roccia, intuisco l’insidia dell’erba e del terriccio! Il primo tratto di ferrata presenta passaggi (1° grado) e una serie di cenge esposte e attrezzate. Supero il tratto attrezzato, procedo per balze erbose, il sentiero è ripido, continuo a guadagnare quota risalendo un canalino posto alla base della parete e guadagnando la parte sommitale di un prato pensile. Il sentiero si sviluppa alla base dello sperone che poi risale con l’aiuto di cavi fino al tratto sommitale, risalgo per mezzo di cenge esposte sopra il pendio erboso. Dal pulpito roccioso un’altra serie di cavi mi aiuta a superare il primo tratto, seguito da altre strette cenge esposte e non attrezzate. La tensione si fa sentire, sono concentratissimo su ogni appoggio e appiglio. Nel frattempo sopraggiunge un escursionista, mi lascio superare, la coppia che mi precedeva è davanti a me di 15 minuti, li osservo per vedere lo sviluppo della ferrata. Supero dei piccoli passaggi di 1° grado giungendo su una affilata crestina posta alla base del verticale costone, dove si sviluppa l’ultimo tratto della ferrata (cartello con le indicazioni per la S. Koren e il tratto attrezzato Zahodna). Effettuo una breve sosta per rifiatare, nel frattempo il sole fa capolino, mancano ancora 300 metri di dislivello. La dorsale si fa più verticale ed esposta, tra le attrezzature fa bella mostra una targa con sopra scolpiti il nome della ferrata e una testa di camoscio a bassorilievo. Risalgo l’attrezzato costone (cassetta con il libro di via) e subito dopo le due scalette in metallo mi restano i tratti più verticali. Superati quest’ultimi percorro una cengia attrezzata che mi conduce all’ultimo salto. Supero l’ultima fatica, scorgendo il rifugio e l’amico bergamasco che mi aspettava. Lo saluto facendo un cenno di ok, tiro un sospiro di sollievo e affronto gli ultimi metri, stremato ma soddisfatto. Arrivo sotto il rifugio, evito di aggirare il manufatto in pietre e ironicamente decido di spendere le ultime energie per il breve salto con staffe in metallo che mi porta davanti l’ingresso del rifugio. Abbraccio l’amico bergamasco e saluto gli sloveni che mi avevano preceduto. Rinuncio a visitare per l’ennesima volta la vetta, mi rilasso, firmo sul libro del rifugio. Mi sposto sul lato sud, erboso e riparato dal vento, pianto i bastoncini, zaino a terra per cuscino e finalmente mi schiaccio per un meritato riposo. Dopo mezz’ora di siesta e aver recuperato le forze, rimetto in moto il corpo approntandomi per il rientro (via normale per Dreznica). Il sentiero scende per mulattiera lungo il ripido pendio meridionale fino a giungere sulla crestina del Leger. Un cartello con la scritta Dreznica mi invita a scendere sul lato nord fino nel sottostante bosco. Seguo i segni che mi portano al cartello del bivio per Bivak e proseguo per il sentiero dell’andata verso il parcheggio. Lungo la discesa ho incontrato dei meravigliosi escursionisti, e raggiunto successivamente dall’amico bergamasco.
Durante il rientro pensavo al Monte nero e alle immagini impresse. I colori dell’amicizia, della pace e del sano spirito di fratellanza”.

Il Forestiero Nomade.
Malfa.

 
Viaggio intorno al Monte Nero (Krn): 30 agosto 2014


Ferrata Silva Koren da Dreznica (SLO)
Note tecniche.
Avvicinamento: Cividale –confine sloveno-Kobarid-Dreznica
Punto di Partenza : A Dreznica seguire indicazioni per Parcheggio ,ampio davanti un monumento fatto con residuati della 1° Guerra.
Tempi di marcia escludendo le soste: Con passo moderato 5 ore alla vetta ,2.5-3 ore per il rientro seguendo la normale
Dislivello complessivo in salita : 1654 m.
Distanza percorsa in Km: 20 km circa
Quota massima raggiunta: 2244 m.
Quota partenza : 590 m.
Rifugio o Bivacco: Bivak na Crniku q.1160; Gomiskovo zavetisse(rifugio ).
Fonti d’acqua : fino a 1100 metri, torrente.
Periodo consigliato: giugno -ottobre
Difficoltà: EEA-  Difficoltà Medio Alta.
Cartografia consigliata: Karta Planinske zueve Slovenije –Kobarid Tolmin 1:25 000