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domenica 16 agosto 2009

Monte Sernio 2187 metri.

 
Monte Sernio 2187 m.

Note tecniche.

Localizzazione: Alpi Carniche Orientali- Gruppo Sernio Grauzaria.

Avvicinamento: Moggio Udinese- Val d’Apua- Bivio a sinistra con indicazioni rifugio Grauzaria-strada asfaltata fino a piccolo punto sosta, quota 740 metri.

Punto di Partenza: Piccola piazzola alla sinistra della stradina quota 707 metri

Dislivello complessivo: 1500 m.

Distanza percorsa in Km: 12,7 km

Quota minima partenza: 740 m.

Quota massima raggiunta: 2187

Condizioni Meteo: Giornata solare.

Segnavia: CAI 437; 419 -

Fonti d’acqua: Ultima presso il rifugio Grauzaria

Difficoltà: Escursionisti Esperti, passaggi su roccia primo grado, uno di prima grado superiore.

Attrezzature: Nessuna.

Cartografia consigliata. Tabacco 018

Data: domenica ‎16 ‎agosto ‎2009.

Condizioni del sentiero: Ben segnato e ben marcato.

 

Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa.

 
Il Sernio, ovvero il “Grande sogno”. Ho letto con simpatia la gioia provata da molti escursionisti nel raggiungere questa cima, come se avessero realizzato il loro sogno, e con i ricordi sono tornato indietro nel tempo. Lo ammetto, il Sernio è stato un “Sogno”. NEL 2008 ero all’estero per lavoro, e la località dove mi trovavo non aveva monti di rilievo, sul desktop del mio pc avevo fissa l’immagine del Sernio, scaricata da internet! Il Sernio per le montagne friulane è come il perno delle lancette di un orologio. Grazie alla sua felicissima posizione geografica, ovunque vai te lo trovi come punto di riferimento, forse per questo motivo è il monte più rappresentativo per i friulani. Io me ne innamorai durante una escursione sul monte Tersadia, scendendo lungo il sentiero 409, rimasi incantato dalla mirabile visione! Lo riconobbi, lo amai istantaneamente e intensamente. Ne conoscevo tutti i lati, ovunque andassi sui monti ne apprezzavo un profilo nuovo. Studiai il percorso da alcuni siti sul web dedicati alla montagna, e finalmente arrivò il fatidico giorno: << Arrivo alle prime ore dell’alba nella valle del torrente Apua. L’emozione come sempre avvolge i primi attimi dell’escursione. Seguendo le indicazioni per il rifugio Grauzaria, trovo sosta nella piccola piazzola posta a 740 metri di quota. Zaino in spalle, Magritte a seguito, si parte! Poco dopo raggiungo un compagno di sentiero, (un anziano e arzillo signore) che lungo il durante il tragitto che porta fino ai ruderi di casera di flop, mi rende edotto sul percorso! L’abbigliamento del simpatico nonnino è figlio della sua epoca. Camicia scozzese di panno, pantaloni di velluto che scendono poco sotto le ginocchia, berrettino parasole e piccolo zaino, nessun bastone. C’è molta differenza a primo acchito tra noi. Il mio più moderno, con ampio uso della tecnologia, GPS, bastoncini telescopici, abbigliamento ultra-leggero! Lui un romantico, un escursionista che mi ricorda l’alpinismo eroico di Comici. Nel suo volto arrossato dal sole di montagna sono incastonati due dolci occhi azzurri, la sua presenza mi è familiare, come se fosse mio nonno, mi lascio condurre dalle sue perle di saggezza. Tutto questo per me è un mistero, spesso mi succede di avere un rapporto speciale con forestieri, nomadi, incontrati durante un’escursione. Sotto la sfinge ci fermiamo, me la presenta, intuiscono che i due sono amici da molto tempo. La sfinge domina la scena, e quel giorno fu il nostro primo incontro. Continuai il tragitto in compagnia del simpatico longevo fino al bivio per il rifugio Grauzaria. Lui si congedò continuando a sinistra, direzione Creta della Grauzaria, io proseguii verso il rifugio, e senza effettuare sosta risalii il sentiero dentro il bosco, raggiungendo dopo mezz’ora l’ampia sella erbosa del “Foran de la Gjaline” posta a quota 1732 metri. Bellissima visione sul Sernio. Il bel  monte in tutta la sua magnificenza, mostrava il suo volto estivo, rassicurante, affascinante, e allo stesso tempo, impenetrabile. Osservavo le sue pareti strapiombanti a occidente, chiedendomi se realmente fosse possibile raggiungere la cima senza doversi prodigare in passaggi di alpinismo impegnativo. Il sentiero 437 lascia il passo al sentiero 419, che procedendo a meridione con dei saliscendi raggiunge la forca di Nuviernulis. Mi fermo dalla Forca ad ammirare lo scenario, il 419 scende a meridione, la mia meta prosegue a destra seguendo il tracciato bollato con segni giallo-bianchi (la via normale). L’esile sentiero tra mughi aggira a meridione il torrione del Nuviernulis. Una cengia porta a risalire il pendio detritico fino ad una paretina inclinata ma facilmente abbordabile con l’uso delle mani (primo grado +). Proseguo per cenge tra zolle erbose e facili salti (primo grado) fino ad un successivo canalone detritico. A sinistra è bloccato da grandi massi, sulla destra prestando attenzione, noto un esile traccia che mi porta a superare una cornice rocciosa poco più alta; fino a raggiungere un intaglio che mi porta sul versante opposto. Mi ritrovo sulla dorsale del monte, proseguo seguendo orizzontalmente un esile cengia per poi risalire tra placche e detriti l’inclinato piano posto a occidente fino a raggiungere il crestone. Da qui, in vista della croce e aiutato da piccole zolle mi porto sul filo di cresta, conquistando prima l’ante-cima materializzata da una croce e poi la vetta (corposo ometto). Zaino a terra ed emozioni alle stelle. Forte trepidazione, finalmente raggiunto un sogno, “il Sogno”. La calda temperatura estiva rende lieve e soave il breve riposo. Mi fermo a consumare con il fedele amico il pasto, sedendomi su un grosso masso. Volgendo lo sguardo all’infinito ne ammiravo le vette circostanti e in lontananza, riconoscendo quelle fatte e sognando le altre. Godendomi l’attimo lasciandomi cullare dal sole. Lassù, in cima, il tempo ha un’altra dimensione, l’estasi accompagna lo scorrere del tempo. Uno sguardo all’orologio, il tempo è volato! Indosso lo zaino apprestandomi al lungo e tortuoso rientro, tenendo nel cuore il sogno, “il Grande Sogno”>>.

Il vostro “Forestiero Nomade”

Malfa.